La Comunità Oasi 2 San Francesco Onlus si unisce alla protesta contro l’approvazione, da parte del governo nazionale, del decreto Minniti-Orlando sull’immigrazione. La Onlus opera su Trani e Bisceglie e si occupa proprio di accoglienza dei richiedenti asilo politico.

“Da anni critichiamo fortemente la filosofia ispiratrice il nuovo decreto, che rischia di trasformarci da operatori sociali in pubblici ufficiali”, affermano da Oasi 2, “l’immigrazione non è un fenomeno ascrivibile e da esporre alle sole politiche securitarie, ma una questione molto più complessa, che impone approcci integrati e ispirati maggiormente alla tutela dei diritti inviolabili della persona, a visioni di società aperte e multiculturali e basate sul welfare”.

Il nuovo decreto nasce con la volontà di accelerare le procedure per l’esame dei ricorsi sulle domande d’asilo. Oasi 2 spiega che i ruoli principali del decreto sono quattro: “l’abolizione del secondo grado di giudizio per i richiedenti asilo che hanno fatto ricorso contro un diniego, l’abolizione dell’udienza, l’estensione della rete dei centri di detenzione per i migranti irregolari e l’introduzione del lavoro volontario per i migranti”. Andando nello specifico sembra che la nuova legge preveda la sostituzione dell’attuale “rito sommario di cognizione” con “un rito camerale senza udienza, nel quale il giudice prenderà visione della videoregistrazione del colloquio del richiedente asilo davanti alla commissione territoriale. Senza contraddittorio e senza che il giudice possa rivolgere domande al richiedente asilo che ha presentato il ricorso”.

Il decreto prevede inoltre l’aumento dei centri per il rimpatrio, ce ne sarà circa uno per Regione per un totale di 1600 posti.

Secondo Oasi 2 San Francesco: “Annullare la possibilità del ricorso e abolire l’udienza significa negare la possibilità di avere un giusto processo, il diritto al contraddittorio e legittimare l’applicazione di un diritto differenziale a seconda della categoria sociale”. In conclusione quindi secondo gli operatori della Onlus: “Per migliorare l’efficacia e l’efficienza del sistema avrebbe molto più senso investire risorse nella creazione di canali umanitari, rivedere la legislazione attuale, lacunosa in molte parti, puntando anche sulla regolarizzazione dei lavoratori già presenti sul territorio italiano che sempre più numerosi affollano ghetti metropolitani e rurali”.