Cosa succede quando quattro stereotipi dell’uomo e della donna moderni incrociano le loro strade su un palcoscenico? Il giovane regista biscegliese Mauro Portoso lo ha raccontato brillantemente nella sua prima opera teatrale, intitolata “Dabbenaggine”, andata in scena nella serata di martedì 13 dicembre al Teatro Politeama Italia, raccogliendo al termine il favore del pubblico accorso in sala.

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I quattro interpreti dello spettacolo: da sinistra, Carolina Da Siena, Mally Papagni, Vincenzo Raguseo e Sabino Di Tullio

Senza dare nomi propri ai suoi personaggi, sottolineando quindi la genericità degli stessi, Portoso ha raccontato le ansie e le contraddizioni della cosiddetta “modernità” attraverso gli occhi di un giovane tutto casa e lavoro (Sabino Di Tullio), del suo migliore amico che sbarca il lunario grazie ad una pensione d’invalidità riscossa in modo illegittimo (Vincenzo Raguseo), della fidanzata del giovane, insoddisfatta e a tratti bipolare (Mally Papagni) e di una ragazza eccentrica e un po’ svampita (Carolina Da Siena), che si trova per caso ad affrontare gli altri tre protagonisti nella fase finale della rappresentazione, ambientata interamente in casa della coppia.

Una coppia in crisi perché incapace di confrontarsi esplicitamente sulle insoddisfazioni e sulle frustrazioni proprie e del proprio partner, con lui un po’ ingenuo e troppo preso dal trasloco e dal lavoro e lei stanca delle scarse attenzioni da parte di lui e in cerca di conferme della propria femminilità.

A fare da improbabile ago della bilancia c’è l’amico di lui, più interessato a vivere una vita da parassita a casa loro che alla loro felicità. La figura di quest’ultimo è quella del classico animale da social network, che misura il proprio successo in base ai “mi piace” ottenuti su Facebook e cerca di essere quello che non è con l’obiettivo finale di conquistare più donne possibili per poi potersene vantare. Una superficialità derivata, però, da esperienze pregresse che hanno minato la sua fiducia nell’altro sesso.

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Buona la prima per Mauro Portoso (al centro)

L’ultimo personaggio in ordine di apparizione è la ragazza svampita, sorella della “ex” dell’amico, che racconta ai tre coprotagonisti le disavventure che l’hanno portata a lasciare il suo ragazzo storico che però, nonostante l’abbia tradita in più occasioni, è ancora destinatario del suo amore, forse troppo puro ed ingenuo.

Di particolare impatto la rottura della quarta parete da parte di quest’ultima, che si è rivolta un paio di volte direttamente al pubblico per raccontare il suo amore finito, utilizzando un tono melanconico in una sorta di parodia delle classiche commedie romantiche.

Una carica d’ironia capace di trasportare il pubblico, tra una risata e l’altra, fino ad un finale quasi inaspettato, nel quale è il pubblico stesso, probabilmente secondo le intenzioni del regista, a doversi fare un’idea di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, in una realtà che però non è mai tutta bianca o tutta nera, ma presenta numerose variazioni di colore delle quali spesso non ci si rende conto per volontà o, semplicemente, per “dabbenaggine”.

Di seguito, una breve galleria fotografica dello spettacolo (foto di Cristina Garofoli per Bisceglie24)