La guerra tra Israele e Palestina ha messo in sordina un altro conflitto che non è affatto terminato: quello russo-ucraino. La Caritas cittadina, che dal primo momento si è spesa per l’accoglienza agli ucraini giunti a Bisceglie (è stata la città che ne ha accolti di più nella Bat), vuole riaccendere i riflettori sui profughi scappati dall’Ucraina con il racconto di un’esperienza di positiva integrazione nel tessuto sociale biscegliese di una famiglia allargata.

È la testimonianza di Anastasiia Podduda, 37enne fuggita da Mariupol insieme alla madre Halina, 67enne, alla sorella Olena, 39enne sposata con il 41enne Yuhen e col figlio undicenne Dmitri e la suocera 78enne Valentyne.

Al cadere delle bombe che hanno provocato la distruzione delle loro abitazioni, in sei sono partiti in auto da Mariupol. La destinazione di arrivo era ben chiara: Italia, Puglia, Bisceglie. Qui risiede da anni una cugina del cognato di Anastasiia, sposata con un biscegliese, Mauro Baldini, purtroppo defunto.

Un viaggio difficoltoso e travagliato: in auto in sei, 29 posti di blocco da superare da Mariupol alla Crimea in 14 giorni di guida, il fermo in Crimea di Yuhen per 20 ore con le donne e il ragazzino al freddo, senza cibo e senza notizie, col timore di un arresto improvviso. È poi la difficoltà di trovare anche solo un hotel che li potesse accogliere per la notte.

Finalmente rilasciato l’unico autista del gruppo, arrivati in Estonia, è stata venduta l’auto per acquistare i biglietti aerei per Roma. Da Roma in Puglia, a Bisceglie, in treno, la famiglia è arrivata in città l’11 maggio 2022. Ospitati per qualche giorno dalla cugina, tutta la famiglia ha trovato poi una sistemazione provvisoria per 10 giorni in un b&b, prima di essere accolta in due locali della Caritas. 

Qui è iniziata la gara di solidarietà per aiutarli, tutti desiderosi di darsi da fare. Sergio, Antonio, Ibrahim e tutti i volontari che permettono all’emporio eco-solidale e RecuperiAmoci di offrire il loro servizio quotidiano, hanno compiuto il miracolo.

Sono stati seguiti per la regolarizzazione dei documenti, compito facilitato dalla disponibilità degli uffici comunali, che per “l’emergenza Ucraini” si erano dotati di una disponibilità ad hoc. Tutti hanno seguito, durante l’estate, un corso di italiano per stranieri attivato preso il Seminario di Bisceglie da un gruppo di insegnanti volontari coordinati dal dott. Mauro De Cillis. 

Quest’anno frequentano il corso pomeridiano per stranieri presso la Scuola Media Battisti- Ferraris. Anastasiia e Yuhen sono stati assunti con contratto a tempo determinato, che si è rinnovato, a Barletta nell’azienda Agritalia grazie alla determinazione ed alla buona intermediazione di Ibrahim, coordinatore di “Terre solidali”.

Olena ha trovato lavoro come aiutante nelle faccende domestiche in alcune famiglie e in una pizzeria: il lavoro al mattino le permette poi di seguire il piccolo Dmitro. Il ragazzino frequenta al mattino la prima media presso la Scuola Media Monterisi e al pomeriggio online le lezioni della sua scuola ucraina che non sono contemplate nel corso di studi italiano. 

Il bambino sta superando il trauma delle bombe: la nostra sirena delle 8 e delle 12 provocava in lui grande terrore perché associava il suono a quello degli allarmi per le incursioni aeree con sgancio di bombe. All’arrivo aveva paura di tutti i nuovi incontri. Ora pian pano sta superando ogni timore grazie al clima accogliente in Caritas, alla frequenza dei corsi e della scuola e all’inserimento nel club calcistico Olimpiadi.

La madre di Anastasiia ha trovato lavoro come assistente notturna di una signora anziana. Ma, durante il giorno, non è mai ferma: chiunque la può vedere intenta a tenere pulito e in ordine il giardino e il cortile della sede Caritas ai Cappuccini. L’unica a non lavorare all’esterno è la madre di Yuhen, perché malata, ma si occupa di preparare il pranzo e la cena per tutti e quanto è necessario per il benessere della famiglia. 

Il miracolo ultimo è stato un contratto di affitto per un appartamento di quattro stanze e cucina dove tutta la famiglia si è trasferita: l’ennesimo sogno che si è realizzato. Ora la famiglia potrà vivere con i propri costumi e le proprie tradizioni, in una tranquillità ed intimità che non è possibile quando si devono condividere cucina, servizi e altri luoghi comuni.

Anastasiia ha imparato molto bene l’italiano: è lei a raccontare le peripezie del viaggio, la nostalgia per la casa distrutta e gli amici lasciati in Ucraina, anche se li sente spesso per telefono. Finché ci sarà la guerra, non pensano al ritorno, desiderato tantissimo soprattutto dalle due anziane. Ascoltano le notizie su canali ucraini attraverso internet e leggono i loro giornali.

Intanto Anastasiia sogna di poter avere un contratto di lavoro a tempo indeterminato, di imparare sempre meglio la nostra lingua, prendere il passaporto e frequentare la scuola guida per poter prendere la patente.

“E auguriamo a tutti loro anche un affetto e un amore duraturo”, scrivono dalla Caritas. “Questa è una bella storia di integrazione e di una comunità accogliente, che grazie agli sforzi di tanti volontari e di una rete di supporto ha dato un risultato positivo. Ci sono però altre storie non così positive: questo deve spronare tutti ad un maggiore impegno, per una comunità inclusiva ed accogliente”.