Quaranta richiedenti asilo politico sono stati condotti nel pomeriggio di ieri, venerdì 12 settembre, a Villa San Giuseppe, a Bisceglie. Alcuni di loro, però, dopo un lungo tentativo di mediazione, hanno deciso di abbandonare la struttura, per il timore di non poterne più uscire una volta entrati e per raggiungere il prima possibile Milano, meta di transito, secondo le loro speranze, verso altre capitali europee.

Di provenienza siriana e palestinese, i quaranta profughi, di cui 20 minori (tra cui una neonata) e altrettanti adulti, per lo più nuclei familiari, erano approdati questa mattina a Taranto, nel gruppo di 1.722 migranti a bordo della nave “San Giusto” della Marina Militare, salvati nell’operazione “Mare nostrum”.

Espletate le procedure di identificazione a Bari, il gruppo diretto a Bisceglie è arrivato a Villa San Giuseppe alle 18 a bordo di un pullman privato scortato dalla Polizia. Ben presto però i migranti hanno manifestato la loro ferma volontà di non volersi fermare nell’ex struttura sanitaria facente capo alla Casa Divina Provvidenza, da tempo non operativa, che già in passato, nel 2011, aveva ospitato altri migranti. Le motivazioni alla base della loro scelta, il terrore di non potersi più allontanare e non poter più raggiungere altri Paesi della Comunità europea per ricominciare, rifarsi una vita, con nuove speranze e nuovi sogni. “This is our future”, “questo è il nostro futuro”, hanno ripetuto più volte al rappresentante della Prefettura, al mediatore culturale e al personale della Cooperativa Sociale Comunità Oasi 2, incaricata dalla Prefettura di curare l’accoglienza. Dopo lunghi tentativi di mediazione, finalizzati a far trascorre ai migranti almeno la notte a Bisceglie, solo ed esclusivamente per questioni di sicurezza, diversi profughi, uomini, donne e bambini, hanno deciso di andar via, intorno alle 19:30. Meta, la stazione di Bisceglie, raggiunta a piedi. Destinazione agognata Milano, con il primo treno possibile, quello delle 22, per tentare di approdare al più presto in altre capitali estere, come Berlino e Amsterdam. Destinazioni che, però, secondo il regolamento comunitario “Dublino II” (che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di una domanda d’asilo presentata da un cittadino di un paese terzo), non possono essere raggiunte in questo caso dai migranti. Secondo il succitato regolamento, infatti, nel caso in cui il richiedente asilo abbia varcato illegalmente le frontiere di uno Stato membro, quest’ultimo è competente per l’esame della sua domanda di asilo.

Se da un lato, però, i richiedenti asilo politico hanno l’obbligo di restare in Italia fino a quando non viene definito il loro status giuridico, dall’altro non possono essere trattenuti in una struttura contro la loro volontà. E, difatti, una parte dei quaranta siriani e palestinesi, diversamente rispetto ai loro connazionali, ha accettato di restare a Villa San Giuseppe, con la garanzia di poter andare via all’indomani (oggi, sabato 13 settembre, per chi legge). L’equipe della Comunità Oasi 2, che in sole 48 ore si era occupata di predisporre al meglio la struttura per ospitare i 40 stranieri, ha offerto loro cibo, beni di prima necessità anche per l’igiene personale e kit di lenzuola, guanciali e coperte. A Villa San Giuseppe è giunta anche un’ambulanza per soccorrere la neonata, dell’età di due o tre mesi, che aveva la febbre alta.

Durante le fasi di mediazione, è bene precisarlo, non ci sono stati problemi per l’ordine pubblico, se si esclude un piccolo momento di tensione in cui un migrante sembrava intenzionato a bloccare la circolazione stradale della statale 16 che collega Bisceglie a Trani. Allarme subito rientrato grazie all’intervento degli agenti della Polizia e degli stessi richiedenti asilo politico, che hanno invitato alla calma il loro compagno, mosso dalla disperazione. Disperazione, appunto. Sofferenza, tristezza, senso di impotenza, frustrazione, stanchezza estrema per l’odissea vissuta durante la traversata in mare. Questi gli stati d’animo dominanti ieri a Villa San Giuseppe. Ma anche umanità, speranza. Una forte speranza di vita migliore, più dignitosa, lontano dalla guerra e dal terrore che domina nei propri paesi.