Caro Sindaco, sono Pierangela Rana e questa volta, da pediatra, vengo a perorare la causa di una mia piccola paziente: Marianna M.“. E’ questa l’apertura della missiva protocollata dalla dottoressa Rana all’indirizzo del primo cittadino di Bisceglie in cui si chiede ausilio per la tredicenne biscegliese affetta da una rara patologia.

“La bambina è nata, dopo tre fratelli belli e sani, in una famiglia modesta, ma dignitosa che abita in una casa, già piccola allora per loro (70 mq), nel centro storico di Bisceglie, precisamente in via (omissis), al secondo piano di due rampe di scale ripide e faticose. Marianna è nata con una rara sindrome genetica difficile anche da dire, la Sindrome di Wolf Hirschhorn, che devasta il corpo e la mente, e la vita di chi le vive accanto, non ha mai camminato, mai parlato e non sapremo mai se elabora un qualche pensiero”.

E aggiunge: “I suoi ricoveri in ospedale diventano sempre più frequenti, ai controlli in un ospedale di Roma, specifico per lo studio di queste malattie, si aggiungono i ricoveri negli ospedali del territorio per il suo diabete che si scompensa. In queste condizioni immagina, tu che gioisci alla vista dei tuoi figli quando corrono liberi e vivaci, lo stato d’animo di quella mamma che, ogni volta che deve tornare a casa, si carica Marianna, che adesso ha 13 anni, sulle spalle ormai stanche e si trascina per i due piani di quelle strette scale, umide e buie, in una casa povera, umida e buia, dove non può ricevere nemmeno l’infermiere che potrebbe aiutarla nella gestione quotidiana della bambina, dove non entra nemmeno la sua carrozzella e dove si dorme in cucina”.

In conclusione la pediatra biscegliese suggerisce al sindaco una soluzione che consentirebbe alla giovanissima Marianna una quotidianità più agevole: “Ora, io so, ed ho visto, che è stata ristrutturata una casa, sempre nel centro storico, che sembra essere a misura delle esigenze di Marianna, c’è anche un ascensore che si apre sulla strada e sale direttamente in casa, è una casa luminosa e anche il bagno è adeguato. La mamma aveva preparato i documenti necessari ad accedere al bando per l’assegnazione degli alloggi, ma l’accanimento del destino l’ha obbligata a ricoverare la bambina a Roma, proprio durante il periodo utile alla presentazione della domanda. Sarebbe l’avverarsi di un sogno”, continua la dottoressa Rana, “se oggi tu le consentissi, dopo l’ennesimo ricovero, di tornare a casa in ‘quella’ casa. Non temere, Sindaco, non protesterà nessuno, nessuno, a solo guardare la bambina, ne avrebbe il coraggio, nessuno che avesse conservato un pizzico di misericordia. Anzi, sarebbe per te il plauso di aver, finalmente, utilizzato il potere che ti compete per scavalcare la burocrazia, per strappare tutte le carte e dimostrare che, se la compassione e la solidarietà diventassero forze motrici, davvero la politica sarebbe al servizio degli altri. Sicura della tua attenzione e sensibilità, aspetto il tuo solerte riscontro. Cordiali saluti, Pierangela Rana”.

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