E’ andato in scena venerdì 18 gennaio, al Teatro Politeama Italia di Bisceglie, “Rosalyn”, secondo appuntamento della stagione teatrale del Sistema Garibaldi.

Ambientata tra Toronto e Detroit la dark comedy messa in scena ha per protagoniste Esther e Rosalyn. La prima, nota scrittrice americana, germofobica e molto impostata, incontra casualmente la più spontanea e ingenua Rosalyn, donna delle pulizie. Tra le due nasce da subito un rapporto d’intesa che renderà più sicura la giovane Rosalyn, vittima di continue violenze domestiche. La  consapevolezza acquisita da Rosalyn la porterà a compiere un gesto estremo, dal quale non sarà più possibile tornare indietro, coinvolgendo, suo malgrado, anche la sua nuova amica. La storia sembrava risolta quando, quasi alla fine dello spettacolo, un indizio rimette in discussione tutte le certezze acquisite dallo spettatore: Rosalyn non è altro che il lato oscuro della stessa Esther, il “seme”, come lo definisce la protagonista, più malvagio e animalesco presente in ogni essere umano, la parte istintiva, incontrollabile, che tutti cercano sempre di sedare.

La scenografia essenziale e l’utilizzo magistrale delle luci hanno reso originale la rappresentazione teatrale, permettendone così il gioco tra il presente e il passato e tra le due personalità della scrittrice.

La tragicommedia ha coinvolto molto il pubblico affrontando tematiche molto delicate, quali la negazione della propria sessualità, la violenza psicologica e fisica (che trasforma la vittima in carnefice), senza mai cadere nel pietismo, ma quasi sempre con una punta di comicità.

Una nota di merito è riservata alle due protagoniste interpretate da Marina Massironi e Alessandra Faiella, la cui interpretazione magistrale ha permesso di mantenere sempre alta la suspense, per tutta la durata dello spettacolo. La regia è stata curata da Serena Sinigaglia, mentre il testo è di Edoardo Erba.

Un thriller psicologico avvincente che lascia dell’amaro in bocca misto a confusione dato dal colpo di scena finale e la soddisfazione di non aver visto il solito spettacolo teatrale.

Articolo e foto di Irene Polito e Mirko Salerno