Si è chiusa con i convinti applausi del Teatro Garibaldi la serata di giovedì 28 gennaio dedicata ad Eduardo De Filippo, in cui sono andati in scena due atti unici del grande drammaturgo napoletano, “Dolore Sotto Chiave” e “Pericolosamente”.

Le due commedie sono state portate in scena dai Teatri Uniti di Napoli, con protagonisti Tony Laudadio, Luciano Saltarelli e Giampiero Schiano e la regia di Francesco Saponaro.

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I tre protagonisti in una scena di “Dolore sotto chiave”

Introdotte da un brano tratto da “I pensionati della memoria” di Luigi Pirandello, adattato in napoletano da Raffaele Galliero e interpretato da Giampiero Schiano, le due commedie, benché scritte a vent’anni di distanza l’una dall’altra (“Pericolosamente” nel 1938 e “Dolore sotto chiave” nel 1958) hanno in comune brevità, comicità agrodolce e il dominanti temi del cinismo, dell’ipocrisia e delle cose non dette le cui conseguenze tornano, prima o poi, indietro come un boomerang.

In “Dolore sotto chiave” l’architetto Rocco Capasso (Laudadio), uomo segnato dalla lunga malattia di sua moglie Elena, mentre si accinge a cenare con la sorella Lucia (Saltarelli) è colto da uno scatto d’ira perché impossibilitato a vedere la sua donna e scopre l’amara verità: Elena è in realtà morta e Lucia aveva architettato un piano, coinvolgendo anche amici, parenti, conoscenti, persino i medici, per nascondere il fatto a Rocco ed evitare che quest’ultimo si suicidasse, fraintendendo le intenzioni dell’uomo che tempo addietro aveva minacciato (ma solo per modo di dire, spiegherà) l’estremo gesto in caso di dipartita della moglie.

Una bugia detta a fin di bene, secondo la logica di Lucia, che però è causa di gravi conseguenze, dai debiti accumulati per funerale, spese mediche e persino un monumento commemorativo illustratogli dall’amico cardiologo (Schiano), fino alla scoperta di una relazione clandestina (che non lo sarebbe stata se Rocco avesse saputo di essere vedovo) con una donna fuggita a Londra con un altro uomo, portandosi però in grembo il bambino del protagonista. Il finale della storia, più amaro che dolce, lascia lo spettatore con quella sensazione di amaro in bocca che rappresenta il marchio di fabbrica della commedia di Eduardo.

I tre attori impegnati in “Pericolosamente”

Il primo e ultimo cambio di scena porta da casa Capasso (bizzarramente arredata con porte a forma di coperchi di bara) alle pareti monocolore dell’abitazione napoletana di Arturo (Laudadio) e Dorotea (Saltarelli), la coppia protagonista di “Pericolosamente”.

Una coppia all’apparenza normale se non fosse che, per controllare l’indisponenza di sua moglie, Arturo utilizza una rivoltella per spaventarla e “ammansirla”, una pratica che di lì a poco sarà imitata da tutto il quartiere e che almeno all’inizio lascerà di sale il povero Michele (Schiano), tornato a Napoli dall’America dopo quindici anni e in cerca di una stanza in cui alloggiare.

Lo stesso Michele sembra però convincersi della “bontà” di tale comportamento, prima del finale a sorpresa in cui anche il pubblico viene “colpito” da una scena che fa strabuzzare gli occhi e pone l’accento in modo grottesco su un problema ancor oggi molto presente e discusso, quello della violenza tra le mura domestiche.

Arturo (Tony Laudadio) punta la pistola contro Dorotea (Luciano Saltarelli) sotto gli occhi di Michele (Giampiero Schiano)

Arturo (Tony Laudadio) punta la pistola contro Dorotea (Luciano Saltarelli) sotto gli occhi di Michele (Giampiero Schiano)

Gli applausi per i tre interpreti, alla chiusura del sipario, sono ben meritati a conclusione dell’ultimo degli appuntamenti “napoletani” della stagione teatrale del Sistema Garibaldi, che riprenderà il prossimo 11 febbraio con “Svenimenti”, progetto teatrale ispirato alle opere di Anton Cechov.

Unica nota stonata i diversi seggiolini vuoti, soprattutto nelle retrovie della platea. Il direttore artistico Carlo Bruni, poco prima dell’apertura del sipario, ha dichiarato in merito, rivolgendosi ai comunque non pochi presenti: “Dovreste dire a chi non è venuto che ha fatto male, non sanno cosa si perdono. Dovremmo, più in generale, superare l’ostacolo che non ci porta a teatro quando non ci sono nomi altisonanti, perché gli attori che vengono qui al Garibaldi sono tra i migliori che il panorama teatrale possa offrire”.

Da segnalare, in conclusione, che la serata è stata preceduta dalla presentazione del nuovo romanzo di Laudadio, “L’uomo che non riusciva a morire”, nell’ambito della rassegna “Garibaldi di sotto”, organizzata dal Presidio del Libro/Circolo dei lettori di Bisceglie e da Linea d’Onda.