Enzo Avitabile è il figlio spirituale di John Lennon”. Così il regista americano Jonathan Demme, che proprio al musicista partenopeo ha voluto dedicare un docu-film, descriveva la musica senza confini del cantante di Marianella, giunto sul palco del Teatro Garibaldi ieri sera, venerdì 20 aprile, con il suo tour “Acoustic World”. Fu il brano Salvamm ‘o munno, trasmesso da una emittente radio americana, a folgorare Demme sul George Washington Bridge a New York. E non è un caso se proprio un cineasta da sempre impegnato politicamente (la lotta contro l’apartheid, la promozione della cultura haitiana, la denuncia delle condizioni di vita nei quartieri afroamericani) scelse nel 2012 di far conoscere anche in America la storia del poliedrico artista napoletano, che col dialetto, simbolo di appartenenza alla propria terra, ha potuto “andare incontro al mondo” e raccontarlo anche nelle sue atrocità: dai bambini-soldato alla guerra dei diamanti, passando per le strade di Baghdad.

Quella di Avitabile è una musica randagia divisa fra rivendicazione sociale e preghiera personale, come quella degli artisti che da giovane lo stesso musicista partenopeo apprezzava dal jukebox (James Brown in primis), ma senza “americanismi” e risalendo alle radici dei suoni e dei “groove” all’origine di quei generi musicali. Così Enzo Avitabile, tra un brano ed un altro, saltando dalle sonorità appartenenti ad una precisa regione del mondo a quelle proprie di un luogo diametralmente opposto, ha spiegato al pubblico biscegliese il suo percorso di ricerca, musicale ed interiore, che lo ha portato nel corso degli anni ad approfondire sonorità ed esperienze culturali diverse, unendole ma tenendo sempre ben presente le loro caratteristiche uniche e riconoscibili. Peculiarità ritmiche e canore che in Avitabile non si annullano nella loro fusione, ma si contaminano rimanendo ben identificabili. E se da una parte c’è la volontà di emanciparsi dai modelli statunitensi per intraprendere una ricerca propria, dall’altra c’è il rifiuto per quella degenerazione che lui stesso definisce “napoletanesimo”, ovvero “l’ovvio, il pensiero e la parola ammuffita, la famosa cartolina folcloristica” a cui da secoli la sua città viene sottoposta e si sottopone.

Come il documentario Music World mescolava con effetto straniante film e backstage, “contenuto e la narrazione della sua realizzazione”, così lo spettacolo di Avitabile intreccia il racconto del mondo, affidato alla sua musica, con quello più intimo del suo passato e del suo percorso artistico, affidato alla parola (“scusatemi se parlo troppo ma penso sia importante anche spiegarsi”, dirà più volte il cantante). Al termine della serata, a luci ormai accese, il pubblico biscegliese, pur non numerosissimo, si alza dalle proprie poltrone per accompagnare le noti finali di una serata errante di solennità liturgica e grido popolare.