“Uno dei libri più belli che abbia letto negli ultimi anni”, questo il pensiero con il quale Attilio Romita, caporedattore Tg3 Puglia e moderatore d’eccezione per l’occasione, ha introdotto al pubblico “Le tre del mattino”, romanzo del celebre scrittore barese Gianrico Carofiglio nella prima serata della rassegna Libri nel Borgo Antico, giunta alla nona edizione.

Il racconto narra del freddo rapporto tra padre e figlio che per diciotto anni hanno vissuto due vite completamente parallele fino a quando la malattia non permette loro di avvicinarsi e cominciare a comprendersi meglio. Il romanzo non è autobiografico, come rimarcato dallo scrittore, che ha confessato come “L’estate fredda sia il lavoro nel quale siano entrati maggiormente elementi tratti dalla mia vicenda personale”. La genesi de “Le tre del mattino” ha invece una storia molto particolare; è il frutto di una storia vera che, però, venne raccontata a Carofiglio durante una cena di qualche anno fa: “Quest’uomo mi raccontò della sua storia, del viaggio con suo padre a Marsiglia poiché malato di epilessia. Mi sono inventato tutto ma ho preso spunto da quella vicenda”. Ed è proprio parlando della genesi del romanzo che l’ex magistrato ha evidenziato l’importanza della verità sia a livello narrativo che a livello politico utilizzando numerosi esempi e citazioni che rimandavano a quella che lui stesso ha definito “la verità della parola”. La verità vista anche come un antidoto alle incomprensioni della vita e a quel dare per scontato che distrugge i rapporti tra le persone: “Spesso non siamo capaci di dire le cose che vorremmo o quelle che vorremmo sentirci dire”, ha dichiarato Carofiglio. “Il dare per scontato distrugge, non possiamo dar nulla per scontato altrimenti potrebbe essere troppo tardi.”

La conversazione, abilmente orchestrata dal moderatore, si è in seguito spostata sul secondo dei libri che lo scrittore ha portato sul palco della rassegna: “Con i piedi nel fango”. Il testo, completamente diverso dal precedente, è una conversazione con il politologo Jacopo Rosatelli che traccia l’identikit del politico che potrebbe avere successo se fosse onesto, carattere assolutamente imprescindibile per l’autore che distingue sostanzialmente tre tipi di politici: “I primi sono coloro che dicono male la verità; i secondi, la maggioranza, sono coloro che dicono bene le bugie; gli ultimi, pochissimi, coloro che dicono bene la verità.” Il politico perfetto per lo scrittore dovrebbe essere colui che segua i principi del buon agire dell’antico popolo precolombiano dei Toltechi.

In conclusione, stuzzicato da Romita sugli argomenti più strettamente d’attualità della politica italiana, l’ex magistrato si è schierato contro l’astensione: “Astenersi non è la scelta migliore perché significa votare per colui che è più lontano da noi. La politica è la capacità di intuire chi è meno lontano da noi.” Sulla questione immigrazione ha aspramente criticato il modus operandi di chi “sequestra sulle navi delle persone, che hanno invece il diritto di richiedere asilo politico, in attesa che questo sia o meno concesso.”

La presentazione si è conclusa con il saluto e il ringraziamento dell’autore alla platea e alla città che, come da lui ricordato all’inizio dell’incontro, lo ha sempre accolto calorosamente.