Un ponte tra le diversità, uno schiaffo contro gli stereotipi e i luoghi comuni. Questo il precipuo tema dell’incontro di lunedì sera, 14 marzo, promosso dalla rivista Mosaico di Pace e dalla parrocchia Santa Maria di Costantinopoli dal titolo Che genere di persona sei? Tavola rotonda sull’ identità di genere, a cui hanno partecipato la teologa Selene Zorzi, Antonio Citro, bioeticista, e Luciano Lopopolo, segreteria nazionale Arcigay e vice presidente Arcigay Bat “Le mine vaganti”. Moderatrice Rosa Siciliano.

Il primo intervento è stato affidato a Selene Zorzi, la quale ha tracciato differenti significati della parola genere: dalla mera accezione grammaticale, sino ad arrivare alla distinzione tra sesso e genere, a questo proposito la teologa ha evidenziato: “il primo fa riferimento alla biologia, il secondo, invece, si chiama “costruzione sociale”, poiché inerisce all’ aspettativa, al modo di comportarsi e cambia da una società all’altra”. Inoltre la relatrice si è interrogata su come costruiamo noi il genere, chiedendosi: “Siamo proprio sicuri che per natura le donne si devono vestire di rosa e gli uomini devono mostrare i muscoli?” La risposta è che dobbiamo operare una cernita tra “maschio e maschile”, “femmina e femminile”. Un’ulteriore questione è legata all’ideologia del gender, a questo proposito Selene Zorzi ha sottolineato: “Si dice che l’ideologia del gender neghi la differenza tra uomo e donna. Essa, però, non nega questa differenza, anzi gli studi di gender vogliono iniziare a vedere come maschi e femmine siano diversi”.

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Il secondo intervento è di Antonio Citro, presidente diocesano Azione Cattolica, il quale ha esordito citando un’espressione di Don Tonino Bello, ovvero “convivialità delle differenze”. Il relatore ha fatto un excursus storico sulla distinzione tra sesso e genere e ha citato la filosofa statunitense Judith Butler, la quale, ha sostenuto Antonio Citro: “arriva a capovolgere il rapporto tra sesso e genere, dicendo che è il genere che crea il sesso”. In secondo luogo egli ha fatto riferimento ad una serie di studi sul gender tra cui uno dell’Università di Oslo, dove “un professore lavorando con i bambini ha fatto un test per verificare i giochi a cui erano propensi e notava che sin dai 9 mesi ci sono queste differenze sessuali ben chiare tra bambine e bambini. Per questo medico i bambini nascono con esperienze innate che l’ambiente in cui vivono col tempo può cambiare”, ha sostenuto il bioeticista. Successivamente Antonio Citro ha menzionato il social network Facebook in cui si dice “vogliamo che i nostri utenti si sentano a loro agio con il vero e proprio autentico sé” ed egli specifica: “nell’ iscrizione quando viene chiesto il sesso, non c’è solo M ed F, ma ci sono altri 56 modi per definire le potenziali categorie di genere”.

L’ultimo intervento è stato affidato a Luciano Lopopolo, che in apertura ha ringraziato Mosaico di Pace per aver sostenuto l’iniziativa, sottolineando l’importanza “di costruire spazi entro cui favorire una comunicazione che sia il più possibile fondata su dati reali possibilmente scientifici”. Successivamente egli ha illustrato le componenti dell’identità sesso – affettiva di qualunque individuo, sostenute dalla Organizzazione Mondiale della Sanità ovvero il sesso biologico, l’identità di genere, cioè come ci si percepisce rispetto alla costruzione dell’identità, poi il ruolo di genere, ovvero ciò che la società si aspetta in quel determinato spazio e tempo, l’orientamento sessuale, cioè l’attrazione sentimentale ed erotica verso una persona e infine i comportamenti sessuali e le emozioni. Nel corso del suo intervento Luciano Lopopolo ha posto l’accento sul fatto che: “tollerare è diverso da includere, accettare è diverso da valorizzare”, inoltre egli ha fatto notare come ci sia stato un errore di traduzione, infatti “gender theory non significa teoria gender, perché theory in inglese indica gli studi teorici sul genere, completamente diverso dal valore di teoria per costrutto concettuale, ipotetico – deduttivo da Aristotele in poi”. A conclusione della serata è intervenuto il vicario episcopale zonale don Franco Lorusso: “l’identità è relazione, complementarietà, incontro e dialogo. Ci umanizziamo nella misura in cui impariamo a dialogare e ad accoglierci”.