Paolo Telesforo, amministratore delegato di Universo Salute-Opera Don Uva, che dallo scorso 1° ottobre gestisce formalmente la Casa Divina Provvidenza, ha mostrato grande entusiasmo riguardo al mese appena concluso, intervenendo, come relatore principale, in un incontro sulla nuova avventura della struttura voluta da Don Pasquale Uva, svoltosi nella serata di martedì 7 novembre al Circolo Unione.

“A poco più di un mese dal nostro ingresso la situazione del Don Uva è già completamente cambiata – ha detto l’Ad – Si respira aria nuova, un’aria di efficienza e organizzazione, di rinnovato entusiasmo, e siamo solo all’inizio. Devo ammettere di essere estremamente ottimista oltre che soddisfatto del lavoro che stiamo facendo con la fattiva collaborazione dei medici, degli amministrativi e dei dipendenti di Bisceglie, Foggia e Potenza, nonché dei professionisti esterni e dei miei più stretti collaboratori”.

Per Telesforo, quindi, si conferma l’ottimismo che lo ha contraddistinto sin dai tempi dell’acquisizione dell’Opera Don Uva nel mese di giugno: “Nel fare passi in avanti – ha proseguito nel suo intervento – non trascureremo mai di guardare indietro, alle nostre origini, di ricordarci chi eravamo, chi siamo e chi dobbiamo essere, in quanto tutto è partito da Bisceglie, da un biscegliese come Don Pasquale Uva e dalle prime suore Ancelle della Divina Provvidenza, tutti biscegliesi, come i primi malati accolti nell’Opera. Il nostro impegno sarà quello di restituire a questa città un’Opera Don Uva degna del suo Fondatore e della sua gente”.

Nel corso del suo intervento, cui hanno assistito anche il vicesindaco Vittorio Fata e il senatore Francesco Amoruso, Telesforo ha ringraziato il Circolo Unione nella presona del presidente Michele Schiavone, ricordando la passata collaborazione tra i due a Foggia negli anni ’90, e ha conosciuto una delle figure di spicco della cultura biscegliese, la professoressa Marcella Di Gregorio, figlia del dottor Girolamo Di Gregorio, direttore sanitario della Casa Divina Provvidenza dal 1945 al 1971. La serata è stata inoltre arrichita dalle parole del dottor Rino Logoluso, anch’egli ex direttore sanitario della struttura, che ha ripercorso nel suo intervento le tappe salienti della storia della Cdp.

“Ora tocca a noi – ha dichiarato Telesforo proseguendo il suo intervento – Il passato del Don Uva è stato caratterizzato da un’idea di chiusura propria delle strutture manicomiali, da microcosmi che non comunicavano tra di loro, da una struttura rigida e gerarchica che faceva perdere la visione dell’insieme, che non restituiva il polso della situazione, con le conseguenze tristemente note che conosciamo. Ecco perché ci siamo dati linee guida fondamentali: efficienza, legalità, trasparenza, dialogo e confronto. La comunicazione è per noi importantissima, all’interno e all’esterno: ci piace stare al passo coi tempi e dialogare costantemente attraverso i social, a cominciare dalla nostra pagina Facebook, che continua ad essere caratterizzata da numeri impressionanti, laddove ci raccontiamo tutto alla luce del sole“.

A chi gli chiede perché si sia imbarcato in questa difficile avventura, l’Ad risponde senza particolari esitazioni: “La risposta è nelle mie notti insonni: cosa sarebbe stato il Don Uva in mano a speculatori o gente tutt’altro che interessata a proseguire l’Opera del Fondatore? Ho pensato all’ombra del malaffare, dell’ingordigia per le grandi cifre che ruotano attorno alla sanità, ho pensato allo spettro del fallimento, alle oltre 1500 famiglie dei lavoratori di Bisceglie, Foggia e Potenza che rischiavano il posto, ho pensato al migliaio di malati dell’Ortofrenico al completo sbando, senza tutela e assistenza. E allora ho fatto questa scelta, non certo pensando di arricchirmi. Con il mio socio Michele D’Alba abbiamo deciso di ripartire da zero, lasciandoci alle spalle un passato scomodo, che ha generato oltre 500 milioni di debiti“.

“All’epoca, il commissario straordinario Bartolo Cozzoli, dopo aver valutato tutte le ipotesi, ritenne che l’unica alternativa al fallimento fosse la vendita o l’affitto dei beni della Congregazione in amministrazione straordinaria – ha proseguito Telesforo avviandosi alla conclusione – Di qui la richiesta al Ministero dello Sviluppo Economico dell’autorizzazione, concessa, a pubblicare una manifestazione d’interesse. Furono ben ventotto le aziende e i gruppi, tra i quali il nostro, che si fecero avanti per acquisire il Don Uva: si andava da grandi gruppi della sanità a fondi d’investimento arabi, fino a imprenditori con o senza scrupoli: c’era davvero di tutto”.

Fino al 12 giugno scorso, quando è stata la società Universo Salute ad avere il via libera per l’acquisizione della Cdp: “Verso il ministero – ha ricordato Telesforo, terminando il suo intervento – abbiamo assunto l’impegno di proseguire per un biennio le attività imprenditoriali relative ai rami aziendali ceduti e mantenere in essere i rapporti di lavoro relativi a tutti i dipendenti trasferiti. Ora, il primo presupposto per garantire il futuro dell’azienda ai lavoratori è il raggiungimento del pareggio di bilancio nel più breve tempo possibile. Per farlo la Universo Salute-Opera Don Uva dev’essere una macchina perfetta, come un orologio svizzero, in cui ogni ingranaggio fa bene il suo lavoro”.