L’ultimo campanello d’allarme suonato dall’Agenzia per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità (in merito all’elevata pericolosità di alimenti come prosciutto, salsicce, salami, bresaola, fesa di tacchino, wurstel, carni in scatola e comunque tutte le carni processate, anche affumicate, ma anche la carne rossa ‘fresca’) ha scatenato, se non proprio una psicosi da ‘carni rosse’, come fu anni fa per la ‘mucca pazza’, almeno una serie di interrogativi sulla qualità e sulla quantità di ciò che mangiamo.

Riguardo a questa vicenda è intervenuto il presidente Unimpresa Bat, Savino Montaruli, il quale ha dichiarato: “Ancora una volta si tenta di mettere in crisi un settore strategico per il nostro territorio che vanta un numero eccezionale di esercizi. Nei dieci comuni della Provincia Bat contiamo oltre 400 macellerie, tutte di altissima qualità che vendono carni fresche, lavorate, insaccati e oltre 600 esercizi di salumeria che distribuiscono anche insaccati ed altri tipi di carni lavorate, anche preconfezionate.

“Un settore – continua Montaruli – che non può, periodicamente, subire un sistema di informazione spesso contaminato e disturbato da elementi del tutto esterni ed estranei alle problematiche. L’allarme carni rosse, nella nostra provincia, non preoccupa più di tanto i commercianti i quali affermano di essere consapevoli dell’eccellente qualità delle carni poste in vendita così come i consumatori sono consapevoli di ciò che acquistano nei piccoli esercizi specializzati di vicinato”.

“Da parte della categoria – si legge nella nota firmata dal numero uno di Unimpresa Bat – posso affermare senza ombra di smentita che i primi formatori sono proprio gli stessi esercenti e che la formazione si fa nelle botteghe più che nei congressi o nei sondaggi, spesso pilotati. Leggo anche che si stia facendo mistificazione attorno a talune specialità tipiche del nostro territorio, come ad esempio la carne e salsiccia affumicata, criminalizzate impropriamente e senza tenere conto che le quantità prodotte, messe in vendita e consumate sono minime e comunque tale consumo non rappresenta affatto una consuetudine alimentare anche perché la procedura di preparazione è talmente complessa e minuziosa, talmente attenta ed artigianale che anche gli stessi macellai ne producono, chi la produce, in quantità molto modeste. Non sappiamo – afferma in conclusione Montaruli – cosa possa celarsi dietro quest’altro allarmismo diffuso che vorrebbe addirittura ricomprenderne le carni rosse, di certo gli attacchi ai nostri prodotti tipici, anche nel caso di quelli agricoli, sembrerebbe voler lasciar spazio a prodotti di importazione o industriali che non appartengono né alla nostra cultura né al nostro gusto tanto raffinato che evidentemente burocrati e politici poco avveduti non hanno mai conosciuto”.

Foto copertina: blog.edoapp.it