“L’Adn call center, con sede a Bisceglie e Barletta, ha licenziato in tronco sette nostri iscritti (delegato compreso)” e “Assocall (associazione datoriale che rappresenta 250 aziende di call center in Italia, ndr) ha firmato di nuovo un contratto pirata con una sigla comparativamente non rappresentativa”. Sono le accuse di Cgil Bat in materia di call center, a cui replica però seccamente il presidente Assocall Leonardo Papagni, che, per quel che concerne il contratto collettivo di lavoro, parla di “gaffe imbarazzante” della Cgil Bat poiché, motiva, “il contratto collettivo nazionale Assocall prevede un trattamento economico in favore dei collaboratori identico, in tutto e per tutto, a quello previsto dal contratto siglato dalla stessa Cgil con Asstel-Confindustria”. Sui licenziamenti, invece, Papagni sostiene che Adn call Center non abbia licenziato in tronco i lavoratori ma che sia scaduto il contratto“.

LA POSIZIONE DI CGIL BAT. “Nella vertenza che riguarda i lavoratori dei call center si torna all’anno zero”, commentano dalla Cgil, “una storia cominciata esattamente un anno fa con l’iscrizione di alcuni lavoratori al sindacato di via Guido Rossa ad Andria, una storia fatta di negazione di diritti e di atteggiamenti discriminatori. L’azienda contestò quelle tessere non riconoscendo le deleghe e la nomina di un Rsa, furono licenziati quattro lavoratori, compreso il delegato”. Vi fu poi l’intervento del sindacato e l’Adn fece un passo indietro “reintegrando gli operatori e firmando nello studio legale dell’avvocato Domenico Garofalo un accordo al quale seguì un’intesa con l’associazione finalizzata a regolamentare la collaborazione degli addetti dei call associati ad Assocall”.

Dopo pochi mesi da questo accordo la Cgil Bat denuncia senza giri di parola un netto ritorno indietro: “l’azienda senza curarsi di nessun accordo o norma ripone in essere una strategia tesa a mettere in discussione i più elementari diritti in materia di lavoro ed il ruolo stesso del sindacato”. Daniela Fortunato e Giuseppe Deleonardis, segretaria generale Nidil Cgil Bat e segretario generale Cgil Bat, sottolineano inoltre come “l’Assocall abbia intanto sottoscritto di nuovo un contratto pirata con una sigla comparativamente non rappresentativa che sostanzialmente pone notevoli differenze rispetto al contratto sottoscritto dalle confederazioni di Cgil, Cisl e Uil, parliamo di 300 euro in meno in media in busta paga e di altre disparità. Non solo, si introducono anche i minimi salariali orari quindi paragonabili ad un lavoro a cottimo, tentando di mascherare la subordinazione parlando di lavoro parasubordinato e cadendo in una serie di contraddizioni”. Ed è in questo contesto che la Cgil Bat dichiara che “sette nostri iscritti (delegato compreso) vengono di nuovo licenziati in tronco, nonostante le continue richieste di incontro inoltrate ai vertici di Adn alle quali sono seguiti rinvii fino alla fine di marzo, il momento della cessazione dei rapporti di lavoro”.

Il sindacato si dice assolutamente “pronto al contenzioso e verificheremo con i nostri legali se ci siano gli estremi per un articolo 28 per atteggiamento antisindacale”. Fortunato e Deleonardis quindi concludono: “Abbiamo deciso di attivarci anche presso l’ispettorato del lavoro perché vogliamo mettere in  discussione questi contratti pirata in quanto svolgono una funzione di deregolamentazione del lavoro e di negazione dei diritti, così come vogliamo mettere in discussione la natura parasubordinata degli stessi in quanto, secondo noi, ci sono, invece, tutti gli estremi del lavoro subordinato. Ad Adn chiediamo l’immediato reintegro dei lavoratori licenziati e che si smetta con questo atteggiamento da selezione della specie nei confronti dei nostri iscritti”.

LA REPLICA DI ASSOCALL. “Una gaffe imbarazzante. È quella in cui è incappata la Cgil Bat, che ha accusato Assocall di aver firmato un contratto pirata a livello nazionale. L’avventata e diffamante accusa, difatti, è stata mossa in maniera improvvida, senza che gli zelanti esponenti di Cgil Bat si rendessero conto che il contratto collettivo nazionale Assocall del 01.3.2018 prevede un trattamento economico in favore dei collaboratori identico, in tutto e per tutto, a quello previsto dal contratto siglato dalla stessa Cgil con Asstel-Confindustria”. A dichiararlo è Leonardo Papagni, presidente dell’associazione datoriale Assocall, che sostiene l’operato di oltre 250 imprese operanti nel settore del “Contact Center Outsourcing” in tutta Italia con 400 milioni di fatturato e oltre 15000 addetti, in risposta alle “gravi, imprecise e fuorvianti affermazioni della Cgil Bat, che denotano un atteggiamento doloso e premeditato a denigrare l’intero settore”.

“Chiunque può verificare la veridicità delle mie dichiarazioni semplicemente consultando i due contratti collettivi nazionali (foto sotto): quello di Assocall e quello di Asstel (firmato anche dalla Cgil), che sono le due associazioni datoriali più rappresentative in Italia nel settore dei call center”, aggiunge Papagni. “Non sarà difficile notare che, nei rispettivi articoli sui corrispettivi, sono finanche utilizzate le stesse parole! Gli importi, al netto del fatto che nel nostro contratto sono espressamente citati i compensi mentre in quello Asstel sono indicate le percentuali, sono esattamente identici!”.

“Prima di definire pirata un accordo avente un trattamento economico uguale (€ 6,50 orario) a quello sottoscritto dalla stessa Cgil nello stesso settore, il sindacato dovrà spiegare le ragioni per le quali ha sottoscritto in Sicilia un accordo aziendale in dumping che riporta, nello stesso settore, un trattamento economico orario di appena 4,00 euro lordi, ben al di sotto di quanto pattuito nell’accordo Assocall”, continua il presidente Papagni.

Sull’annuncio di Cgil Bat di volersi attivare anche presso l’ispettorato del lavoro, Papagni non ha dubbi: “Saremo ben lieti di affiancare e sostenere anche in giudizio i nostri associati, convinti che sarà l’ennesima occasione per ottenere l’ulteriore accertamento (già avvenuto presso altri ispettorati ed altri organi di vigilanza) della legittimità del contratto. E’ di tutta evidenza che, a nostra volta, chiederemo, a tutela della immagine della associazione e delle aziende associate, che nelle dichiarazioni rilasciate dalla Cgil Bat non si ravvisino elementi che configurino ipotesi di reato”.

“Quanto all’accusa rivolta da Cgil Bat all’azienda Adn Call Canter, nostra associata, di aver licenziato in tronco sette iscritti alla Cgil”, spiega il presidente Assocall, “la succitata azienda ci ha comunicato che i collaboratori non sono stati licenziati in tronco ma hanno cessato il rapporto solo per la naturale scadenza del termine pattuito. Sono due cose ben diverse. Cgil, strumentalmente, accusa l’azienda di far sottoscrivere contratti mensili con l’obiettivo di ricattare i dipendenti. Premesso che si tratta di contratti previsti dalla legge, la cui regolarità è certificata dai controlli da parte delle autorità competenti (l’ultimo che ha riguardato Adn Call Center è stato realizzato a febbraio scorso), il motivo della durata non sta nella volontà di ricattare nessuno. Le commesse che vengono affidate ai call center sono sempre mensili o bimestrali. Di conseguenza”, sottolinea Papagni, “un’azienda seria e lungimirante, non può far sottoscrivere ai suoi collaboratori contratti di una durata maggiore. Significherebbe compiere un salto nel buio. Significherebbe correre un rischio che potrebbe mettere a rischio l’azienda stessa. E se l’azienda chiude, è difficile che possa offrire lavoro. A nessuno. Ma d’altronde queste sono cose che Cgil Bat sa benissimo. Solo che, evidentemente, fa comodo (ed è fin troppo semplice, di questi tempi) puntare l’indice, strumentalmente, contro un’azienda di call center”.

Di seguito le foto dei due contratti collettivi di lavoro fornite da Papagni: in celeste quello di Assocall siglato da Ugl e in bianco e nero quello Asstel firmato da Cgil.