È una storia strana con tratti misteriosi quella riguardante il post partita tra Don Uva e Audace Barletta, disputatasi al “Di Liddo” lo scorso 21 ottobre e valevole per la settima giornata del campionato di Promozione. Un match giocato nell’assoluta normalità e conclusosi alla stessa maniera, ma che invece ha trovato nelle decisioni del giudice sportivo squalifiche a dirigenti, tecnici e giocatori che il club non riesce a spiegarsi.
La nota del club è un mix tra stupore e rabbia, “Una delle regole di chi vuole fare calcio come si deve è: mai contestare le scelte arbitrali. Ma qui non stiamo parlando di un rigore concesso o no, oppure, magari, di un fallo fischiato contro dal limite dell’area. Non mettiamo in discussione ciò che viene deciso da chi, come giusto che sia, sta svolgendo il suo compito mentre si calcia un pallone”.
La compagine biscegliese entra nel merito di quanto accaduto, “Arriva il mercoledì, quel mercoledì dopo la partita in casa contro l’Audace Barletta persa 1-0, e, secondo quanto riportato da uno dei siti sportivi locali, risulta che tra gli squalificati ci sono anche i tuoi. Per la precisione sei tesserati Don Uva. Il capitano Davide Cataldo, il portiere Roberto Troilo e l’attaccante Bruno Sallustio hanno preso due giornate. Ben cinque, invece, per mister Angelo Carlucci, il suo vice Lorenzo Brunetta e il direttore generale Emanuele Troilo. La motivazione fa riferimento a quanto sarebbe successo a fine gara. Qualcuno pensa sia uno scherzo, un fotomontaggio”, continua la nota societaria, “come spesso accade in un gruppo per natura fin troppo goliardico, in cui il calcio è anche un modo per divertirsi insieme al di fuori dei 90 minuti.’Il presidente ha chiamato in Federazione’. È tutto vero. Ci si incontra prima dell’allenamento per ricostruire gli eventi, ma nessuno si capacita del provvedimento. Né un insulto, né un’imprecazione, né una minaccia verso l’arbitro, figuriamoci scazzottate e pistole stile far-west come, purtroppo, spesso accade sui campi di calcio. Anche con l’avversario tutto liscio. ‘Arrivederci, alla prossima. E in bocca al lupo!’, stretta di mano con tutti, compreso il signor Rizzi di Foggia”.
Le soprese arrivano nel momento in cui il giudice sportivo emana il documento, “Il giorno dopo, come da protocollo, esce il documento ufficiale del giudice sportivo. Su richiesta, la società riesce a recuperare il fatidico referto arbitrale. È qui che viene il bello: una sceneggiatura che neanche nei film di Quentin Tarantino. Non manca proprio nulla, parolacce, minacce di morte, insulti da 41 bis, e, addirittura, il tentativo di impedire all’arbitro l’ingresso negli spogliatoi. Tutto falso. Tra i nomi degli squalificati c’è chi, testimonianze alla mano, non ha nemmeno scambiato una sola parola col direttore di gara, il quale, tra l’altro, è entrato nel suo spogliatoio chiacchierando tranquillamente col il medico sportivo bianco-giallo. A parte denunciare l’accaduto dal punto di vista comunicativo, si cerca di capire come muoversi per ottenere giustizia in questo ‘caso surreale’, considerato non solo il danno subìto nel cammino del campionato – con annessi problemi logistici, visto che per cinque giornate tre membri del team tecnico saranno out – quanto quello d’immagine. Un aspetto cardine per una società che, sin dalle sue origini, ha costruito la storia su determinati valori”.
“A chi conosce Davide, Roberto, Bruno, Angelo, Lorenzo, Emanuele”, conclude il comunicato dell’ufficio stampa giallo-bianco, “non verrebbe nemmeno il dubbio che possano pronunciare quelle parole. Il Don Uva ha comunque il dovere di riabilitare agli occhi di tutti queste persone. Ma, mettendo da parte quanto possa bruciare per tutti noi l’ingiustizia subita e ciò che concretamente faremo per limitarne le conseguenze, resta un quesito: Perchè?”