“Quaranta ma non li dimostra” è il titolo dell’opera andata in scena al teatro Don Sturzo di Bisceglie ieri, domenica 23 febbraio. Decimo appuntamento della settima edizione di Scena84, la “commedia degli equivoci”, omaggio a Peppino De Filippo, attore e commediografo italiano, che trasse grande successo anche al fianco di Totò, fa parte del ciclo di opere che celebrano il valore della libertà.

Lo spettacolo, proposto dal direttore artistico della rassegna, Tonio Logoluso, è stato portato sul palco dalla compagnia Teatro d’Europa, proveniente da Cesinali, in provincia di Avellino, diretta dal regista Luigi Frasca, che ha voluto dedicare la messa in scena al grande attore napoletano, il cui quarantesimo anniversario della scomparsa è caduto il 27 gennaio scorso. Divisa in due atti, l’opera ha visto alternarsi sul palco gli attori Luigi Frasca e Angela Catenina, Maria Chiara Carpenito, Chiara Iannicelli, Ettore Luce, Angelina Martino, Marco Pacilio, Maila Passaro, Dino Raffa, Rino Rullo, Renato Tizzano e Anna Todisco.

L’opera è ambientata nei cinque anni seguenti la seconda guerra mondiale: sebbene in questo momento la maggior parte della gente tenda ad accogliere i mutamenti sociali dell’epoca, vi è anche un’esigua parte che non riesce, al contrario, ad accettarli. Di questa fanno parte Don Pasquale, apprensivo e retrogrado padre di famiglia, e la sua primogenita Sesella, zitella quarantenne dolce ma mal curata e dedita solo alla casa, segretamente innamorata di un colto giornalista di quasi vent’anni più giovane, Luciano. In opposizione alla maggiore, le altre figlie di Don Pasquale, Carmen, in procinto di sposarsi con Alberto; Giulia, fidanzata con lo scansafatiche e ignorante Bebè, e Antonietta, sono svampite, frivole e vanitose.  Quando il padre di Sesella comprende che anche lei spera di trovare un uomo per se, cerca in tutti modi, non senza fraintendimenti, di farla fidanzare con Luciano, facendola apparire come una donna emancipata, quale non lo è affatto.

Sebbene la commedia si svolga sempre all’interno della sala da pranzo della dimora di Don Pasquale, non manca di dinamismo e riesce a divertire, ma anche, con un tocco di amarezza, a far commuovere la platea, che risulta, così, assorbita dalle scene. La natura tenera e impulsiva dei due personaggi principali, non fa altro che rendere la loro condizione da compatire, perché dettata da profondo amore. Da un lato, infatti, la primogenita fa della casa, del vestito della madre defunta e dello stesso padre il centro della sua vita; dal canto suo anche il padre riserva per la figlia maggiore una sorta di predilezione, che lo porterà a tentare di renderla felice, seppur con disastrosi e patetici risultati.