Una carcassa di tartaruga decapitata è stata ritrovata, domenica 17 febbraio, a Bisceglie sulla spiaggia di Conca dei Monaci.

Questo macabro ritrovamento non è il primo avvenuto sulle coste del nord barese in quest’ultimo periodo, come ci ha spiegato il responsabile del Centro Recupero Tartarughe Marine del Wwf di Molfetta, Pasquale Salvemini, si tratterebbe di una sorta di macabro rituale: “sembra che alcuni pescatori pensino che porti male trovare una tartaruga tra le reti, addirittura alcuni crederebbero che trovare una di queste creature condanni il malcapitato alla sfortuna di pescare poco nei giorni a venire. Così in una terribile e macabra forma di rituale scaramantico o di vendetta le decapitano”.

Salvemini ha anche spiegato come queste indiscrezioni siano giunte dallo stesso mondo della pesca: “le imbarcazioni comunicano tra loro attraverso la radio e alcuni amici pescatori ci avevano riportato alcune conversazioni dove si faceva accenno a questi terribili atti”. Le voci si sono rivelate presto veritiere con una prima carcassa ritrovata a fine dicembre a Giovinazzo, poi solo pochi giorni fa a Trani sulla spiaggia delle Mattinelle, poi ancora domenica proprio a Bisceglie (foto qui sopra) e a Bari San Giorgio all’altezza di una pescheria.

Secondo Salvemini non ci sarebbero dubbi sulla volontarietà di questa orribile mattanza: “i tagli sono netti, la trachea è recisa in maniera perfetta, non ci sono corrispondenze con le ferite che le tartarughe possono subire incappando nell’elica di un motore. Inoltre, secondo le nostre indagini anche le carcasse ritrovate in questi giorni risalirebbero almeno ad un mese fa, in un periodo quindi in cui i pescatori sono molto attivi”. Il Centro Recupero Tartarughe Marine del Wwf di Molfetta non è rimasto con le mani in mano: “abbiamo deciso di presentare denuncia formale presso la Procura, perché questi sono crimini che devono essere perseguiti. Vogliamo trovare il responsabile o i responsabili, anche per questo lancio un appello: chi sa qualcosa, parli”.

Sul caso si è anche espresso l’Assessore Regionale all’Ambiente Gianni Stea che ha commentato: “Ricordo che si tratta di una specie protetta e ad altissimo rischio di estinzione e che ci troviamo davanti a reati penali. Se corrispondono al vero le voci che si tratterebbe di riti messi in atto da pescatori e legati a insopportabili e arcaiche superstizioni sarebbe, se possibile, ancora più grave”. L’assessore ha poi aggiunto “confido nell’operato delle forze dell’ordine e della magistratura affinché si possa fare luce sugli autori di questi barbari reati appellandomi anche alla stragrande maggioranza dei pescatori che affrontano il proprio mestiere con enorme spirito di sacrificio e con grande rispetto per l’ambiente marino, affinché collaborino con le autorità preposte”, l’assessore ha poi concluso annunciando che “se il reato sarà accertato e i colpevoli individuati chiederò che la Regione possa costituirsi parte lesa”.