“La gestione dell’intero ciclo finanziario dei debiti fuori bilancio del comune di Bisceglie palesa gravi anomalie formali e sostanziali, numerose irregolarità contabili e svariate illegittimità procedurali” sono queste le conclusioni della pronuncia della sezione regionale della Corte dei Conti sull’operato del comune di Bisceglie nel corso degli esercizi finanziari 2012 e 2013. La pronuncia 122/2016 depositata lo scorso 3 giugno conta trenta pagine di relazione in cui vengono evidenziate numerose criticità, centrali nella pronuncia tutte le problematiche relative l’attestazione, formazione e procedura di riconoscimento dei debiti fuori bilancio, e in particolare la  violazione del parametro di deficitarietà n.8. Negli esercizi finanziari 2012-2013, il parametro che rileva l’entità dei debiti fuori bilancio riconosciuti rispetto al valore di accertamento delle entrate correnti, ha detta dei magistrati contabili, è stato ampiamente sforato. Secondo la legge tale parametro non dovrebbe superare la soglia dell’1% ma per il comune di Bisceglie nel 2012 era superiore al 14,27%, nel 2013 è sceso al 10,18%, nel 2014 è salito lievemente sino al 10,6% e infine nel 2015, secondo quanto comunicato dal Comune, dovrebbe essere sceso sino al 4,02%. La Corte dei Conti ha preso atto del miglioramento registrato negli ultimi anni ma ha dichiarato che tale dato: “rimane, comunque, fortemente negativo, essendosi tradotto nel riconoscimento di una massa debitoria che supera abbondantemente il milione di euro”.  Oltre allo sforamento del parametro di deficitarietà la Corte dei Conti ha rilevato: “gravi irregolarità nel procedimento di formazione, di attestazione e di riconoscimento dei debiti fuori bilancio”. Sotto la lente di ingrandimento sono finiti i dirigenti di quasi tutte le ripartizioni a cui sono state richieste le attestazioni dei debiti fuori bilancio per gli anni 2012/2013. La Corte dei Conti ha rilevato diverse irregolarità tra le quali spicca la presenza di “un elenco di pendenze debitorie, datato 24 aprile 2013, genericamente definite, anche in questo caso, ”oneri latenti”, riguardanti sia il servizio lavori pubblici che il servizio manutenzioni”, secondo il collegio esaminante: “il dirigente della ripartizione tecnica ha surrettiziamente degradato a non meglio precisati “oneri latenti”, quelle che, invece, appaiono, a ben vedere, veri e propri debiti fuori bilancio”. Ancora altre criticità sono emerse in merito ai debiti fuori bilancio derivanti da sentenze esecutive e da procedimenti di esecuzione forzata, a tal proposito il collegio ha concluso che: “Non è corretta, sotto il profilo contabile, la procedura seguita dal comune di Bisceglie per il pagamento dei debiti nascenti da sentenza esecutiva ancor prima del loro riconoscimento da parte del consiglio comunale”. La questione debiti fuori bilancio è stata spesso oggetto di aspre discussioni tra maggioranza e opposizione in consiglio comunale, in particolare proprio l’aspetto legato alle sentenze esecutive. L’organo di controllo ha poi espresso perplessità circa le modalità di affidamento in economia per diversi  lavori: “in numerose fattispecie debitorie si è constatato l’affidamento ripetuto in economia di lavori e servizi sostanzialmente identici (interventi per l’eradicazione punteruolo rosso, servizi per manutenzione verde, per la manutenzione stradale, per la manutenzione di immobili comunali, per lavori edili), a volte, come detto, anche alla medesima ditta; il che, diversamente da quanto ritenuto dal comune nelle proprie controdeduzioni, desta qualche perplessità in ordine all’effettiva osservanza della normativa in materia di divieto di frazionamento delle opere, delle forniture e dei servizi pubblici”. Dubbi simili sono espressi anche sul servizio cattura cani randagi affidato: “piuttosto che mediante un unico contratto di durata annuale o pluriennale, in più tranches, presumibilmente alla medesima ditta”.

Le conclusioni della Corte dei Conti sembrano tutt’altro che rassicuranti: “il collegio non può esimersi dall’evidenziare che il riconoscimento di debiti derivanti da spese assunte senza il preventivo impegno contabile e per le quali non sono comprovate l’urgenza e l’imprevedibilità, ma, al contrario, risultino, invece, facilmente programmabili e impegnabili” e infine: “Siffatto modus operandi, se protratto sistematicamente per più esercizi finanziari, per importi anormalmente elevati, per svariate tipologie di debito, è destinato inevitabilmente a produrre effetti gravemente distorsivi delle risultanze di bilancio”. Sempre secondo quanto riportato dai magistrati contabili il comune è risultato inoltre violare i parametri di deficitarietà 5 e 4 relativi rispettivamente ai procedimenti di esecuzione forzata e ai residui passivi di parte corrente.

La Corte dei Conti pugliese ha disposto che siano adottate tutte le misure necessarie per superare le criticità riscontrate e, come sancito dalla legge, la pronuncia dovrà essere discussa in consiglio comunale entro sessanta giorni dalla comunicazione del deposito della deliberazione.