Bisceglie ha la “sua” leggenda del baseball e quasi non lo sapeva. Nelle vene di Leo David Mazzone, uno dei coach più apprezzati in Nordamerica, allenatore dei lanciatori degli Atlanta Braves campioni della Major League Baseball (Mlb) nel 1995, scorre infatti il sangue della città dei Dolmen.

La scoperta degli antenati biscegliesi di questo personaggio sportivo capace di contribuire, tra gli altri, a fare la storia del passatempo degli americani per eccellenza si deve al lavoro dell’associazione “Ambasciatori della Fame” di Pescara, che si occupa, come sostenuto dal presidente onorario Geremia Mancini, di “recuperare uomini ed eventi dimenticati o trascurati dalla storia e che invece meritano rispetto.

Leo Mazzone all’epoca dei Tucson Toros

Leo Mazzone nacque a Keyser, nella West Virginia, il 16 ottobre del 1948. Ereditò la passione per il baseball da suo padre Tony, veterano della Seconda Guerra Mondiale, i cui genitori, Pantaleo Mazzone e Maria Garofoli, nacquero e crebbero a Bisceglie, prima di inseguire il sogno americano, emigrando nel 1912.

La carriera di Mazzone iniziò nel 1967, quando a poco più di 18 anni fu ingaggiato dai San Francisco Giants, una delle franchigie più popolari della Major League. Lanciatore (in gergo, “pitcher”) di buon livello, non riuscì però a disputare neanche una partita in prima squadra, giocando nelle leghe minori in squadre affiliate alla franchigia di San Francisco, a Medford, in Oregon e ad Amarillo, in Texas.

Nel 1974 i Giants cedettero Mazzone agli Oakland Athletics, squadra in periodo di grazia che proprio quell’anno avrebbe vinto il terzo titolo Mlb consecutivo. Anche in questo caso, però, il “pitcher” italo-americano non riuscì a disputare neanche una partita in Major League, fermandosi, come punto più alto della sua carriera da giocatore, al livello “Triplo-A” (il livello immediatamente inferiore alla lega maggiore), negli associati Tucson Toros, di base in Arizona, nella stagione 1975.

I Braves all’apice del loro successo: da sinistra, Tom Glavine, Steve Avery, Leo Mazzone, Kent Mercker, Greg Maddux e John Smoltz (foto di David Tulis)

L’anno successivo terminò la sua esperienza da giocatore iniziando in contemporanea quella da allenatore nei Corpus Christi Seagulls, squadra texana di livello “A” (il quarto livello nella scala di valori del baseball americano) senza affiliazioni nella lega maggiore, della quale divenne, nel 1977, capo allenatore o, come si dice in gergo, “manager”, a tempo pieno.

Nel 1978 la svolta: Mazzone viene chiamato ad allenare i Kinston Eagles, squadra indipendente di livello “A”. Nel “dugout” (la panchina) degli Eagles si fece notare non tanto per i risultati, visto il record stagionale di 57 vittorie e 77 sconfitte, quanto per la sua determinazione e il suo temperamento acceso, caratteristiche che lo portavano spesso a discutere con gli arbitri e a collezionare espulsioni in serie.

Mazzone rimprovera Steve Avery: il coach di origine biscegliese era famoso per il suo forte temperamento

La tempra di Mazzone fu notata da Paul Snyder, uno dei dirigenti artefici della dinastia degli Atlanta Braves negli anni 90 e nei primi anni 2000, che lo mise sotto contratto nel 1979. Trascorse gli anni ’80 nelle squadre di Minor League affiliate ai Braves, prima a Durham e poi a Sumter, Greenville e Richmond, prima di raggiungere finalmente la prima squadra nel 1990, quando fu ufficialmente nominato allenatore dei lanciatori.

I risultati ad Atlanta furono impressionanti: la franchigia della Georgia riuscì a vincere ben 14 titoli divisionali consecutivi dal 1991 al 2005 (lo sciopero dei giocatori, che pose anticipatamente fine alla stagione 1994, impedì la possibile vittoria di un titolo in più), 5 titoli della National League (una delle due leghe che compongono la Mlb) e, come ciliegina sulla torta, il titolo di campioni delle World Series (la finale del campionato Mlb) nel 1995, battendo i Cleveland Indians.

L’influenza del “Coach dondolante”, soprannominato così perché nella concentrazione della partita usava istintivamente dondolarsi avanti e dietro mentre era seduto in panchina, non si misura però solo dai titoli: tra i suoi “discepoli”, ben tre dei lanciatori da lui allenati, Tom Glavine, Greg Maddux e John Smoltz, furono capaci di vincere sotto la sua guida il Cy Young Award, premio destinato al miglior lanciatore della lega, per un totale di 6 volte, e il suo “allievo” Ned Yost, allenatore delle riserve dei lanciatori (“bullpen coach”) ad Atlanta, vinse le World Series del 2015 come capo allenatore dei Kansas City Royals.

Dal 2005 al 2007 Mazzone ha allenato i lanciatori dei Baltimore Orioles (foto di Kenneth K. Lam)

Come se non bastasse, Espn, la tv sportiva americana di maggior successo, classificò, nel 2005, al primo e al quarto posto gli staff di allenatori dei lanciatori di Atlanta del 1998 e del 1993 in una Top 10 assoluta dedicata ai “pitching staff”. Mazzone stesso fu inserito al primo posto dalla stessa emittente nella classifica dei migliori assistenti allenatori di sempre delle quattro maggiori leghe professionistiche nordamericane, sopravanzando non solo le leggende del baseball, ma anche quelle di pallacanestro, football americano e hockey su ghiaccio.

L’esperienza ad Atlanta terminò nel 2005, e l’anno successivo Mazzone si trasferì ai Baltimore Orioles, dove rimase due anni senza però replicare i successi dei 15 anni precedenti. La sua avventura come “pitching coach” dei Braves è stata raccontata in un libro del 2003, “Tales from the Braves Mound” (“Racconti dal monte di lancio dei Braves”, ristampato dal 2006 col titolo “Mazzone’s Tales from the Mound”) scritto in collaborazione col giornalista locale Scott Freeman e ricco di aneddoti ed esperienze di 25 anni trascorsi nell’organizzazione della franchigia della Georgia.

Oggi, alla soglia dei 70 anni, Mazzone è consulente speciale della squadra di baseball della Furman University a Greenville, nella South Carolina, commenta via radio gli incontri degli Atlanta Braves ed è co-conduttore di una trasmissione radiofonica sportiva dedicata alla franchigia che gli ha regalato titoli e successo.

C’è da scommettere che i nonni Pantaleo e Maria, che ebbero il coraggio di allontanarsi da Bisceglie per cercare fortuna negli Stati Uniti quasi cento anni fa, siano sempre nel cuore di coach Mazzone. Tra i successi sportivi di atleti, allenatori e squadre biscegliesi, potrebbe non essere una forzatura inserire quei titoli vinti dai Braves a cavallo tra i due millenni. E chissà che questa storia non possa essere trampolino di lancio per uno sport che, a Bisceglie, non è mai riuscito a sfondare nonostante qualche timido, appassionato ma infruttuoso tentativo.