Una serata intensa quella vissuta il giorno prima della cinquantaquattresima edizione del Giro Podistico di Bisceglie. Nell’anno del centenario l’Atletica Pedone-Riccardi, società organizzatrice della seconda gara su strada più antica d’Italia (preceduta solo dal Giro di Castelbuono, datata 1912 ndr.), ed il suo presidente Gianni Graziani hanno celebrato degnamente l’evento, alla presenza del Sindaco di Bisceglie, Francesco Spina, del Presidente Provinciale Coni Bat Isidoro Alvisi e dell’Assessore allo Sport Vittoria Sasso.

“Saluto con piacere – esordisce Graziani – tutti gli atleti che attualmente fanno grande l’atletica italiana, come Lalli, Inglese, Haliti e Gadaleta, senza dimenticare quelli del passato come Mauro Di Liddo, Natale Monopoli ed Annamaria Di Terlizzi. Nel ringraziare il Presidente Onorario Mauro Pedone, auspico che in futuro questa manifestazione possa avere continuità cosi da passare il testimone, che ho avuto l’onore di ereditare da persone del calibro del Cavalier Peppino Maenza o di Sergio Colangelo”.

Momento clou del pomeriggio biscegliese è stato l’intervento del Prof. Sandro Donati, consulente Wada (world anti-doping agency ndr.) che, partendo dalla presentazione del suo libro “Lo Sport del Doping” capace di vendere già 23.000 copie, ha sviscerato con dovizia di particolari i buchi neri dello sport nazionale ed internazionale. Precedentemente, dal 1977 al 1987, è stato allenatore della nazionale di atletica leggera dell’Italia, fu sollevato da tale incarico dopo la denuncia della frode attuata dai giudici del salto in lungo in occasione dell’ultimo salto di Giovanni Evangelisti (salto in lungo) durante i campionati del mondo di atletica del 1987 tenutisi a Roma. Un evento che il Prof Donati ha raccontato in sala nel silenzio generale di un pubblico attento come non mai. Stesso pathos per il caso della forte ostacolista biscegliese Annamaria Di Terlizzi, primo caso al mondo di positività in sede di analisi (caffeina) e scagionata dalle successive controanalisi. Storia, quest’ultima, che mirava a colpire il Prof. Donati, ai tempi allenatore della Di Terlizzi, tra i primi al mondo a denunciare questo “patto d’onore” tra federazioni, stati, dirigenti ed allenatori, con l’obbiettivo di portare a casa medaglie olimpiche, mondiali o europee con gli atleti designati.

“Credo che il mondo dello sport – afferma Donati – abbia in se tante problematiche, sottaciute da chi preferisce stare zitto pur di ottenere i risultati sperati. Con 190.000 casi accertati di atleti dopati a livello amatoriale. Federazioni, dirigenti ed allenatori consenzienti, giornalisti sportivi sottomessi e pronti solo a celebrare, piuttosto che denunciare. Un mondo che consente alla case farmaceutiche di produrre sostante cinque volte oltre il fabbisogno necessario. Tutto questo porta a storie come quelle del ciclista statunitense Lance Armstrong, (vincitore di sette Tour de France poi cancellati per la positività dell’atleta Texano) solo per citare un caso. Il problema riguarda l’Italia cosi come le nazioni vicine, senza escludere paesi come quelli scandinavi che notoriamente vengono visti come eticamente puliti, ma che negli ultimi anni hanno dimostrato di essere corrotti come gli altri. Le responsabilità sono di tutti – chiosa il Prof. Donati – dello Stato italiano che promuove nel dicembre del 2000 una legge penale che dichiara l’uso di doping pari a quello di sostanze stupefacenti con responsabilità che dovrebbero passare al Ministero della Salute entro novanta giorni, ma che non passeranno mai. Ma più in generale anche degli atleti puliti che non hanno il coraggio di evidenziare quanto di marcio ci sia, vedendosi passare avanti di metri coloro che non lo meritano”.

Parole intese quanto incisive, che danno il giusto valore al vero senso del fare sport, proprio qualche ora prima di un giro podistico che festeggia il suo centenario.

Foto di Lucrezia Di Pilato