Si è tenuta nella serata di ieri, a  Palazzo Tupputi, la presentazione del lungometraggio inchiesta “Milano, Via Padova” prodotto da RezzaMastrella che proietta sullo schermo l’opinione vera, verace di noi Italiani su tematiche tanto care all’opinione pubblica: integrazione e immigrazione.

A presentare il lavoro gli stessi autori e ideatori del progetto: Antonio Rezza e Flavia Mastrella, intervistati per l’occasione da Mauro De Cillis, responsabile del progetto “Squola Garibaldi” che insegna la lingua italiana agli immigranti presenti nel nostro territorio. Una intervista sui generis, quella di Mauro De Cillis, scandita dalle battute dei due attori romani, che con un umorismo cinico riescono a far riflettere su un tema che da sempre divide le masse e lo fanno abbandonando quella falsa retorica, razzista e antirazzista, per partire da una realtà vera e tangibile: quella di Via Padova a Milano, una via poliglotta, multiculturale, degradante a tratti pericolosa, una via dove La Pizzeria Partenopea diviene la dirimpettaia di un Kebbabaro indiano. Via Padova è una via della periferia di Milano dove l’integrazione, di cui tanto sentiamo parlare, si fa ogni giorno reale e concreta. Per questo Antonio Rezza e Flavia Mastrella hanno scelto di partire da questa via per affrontare, di pancia, una delle tematiche più strumentalizzate dalla storia: il razzismo.

Ma cosa ci impedisce di accogliere l’altro, perchè siamo così intolleranti? Per rispondere a questa domanda Antonio Rezza descrive un’esperienza che a tutti noi sarà capitata almeno una volta nella vita, quella “del mignoletto sbattuto allo stipite di un mobile, nei 10 secondi successivi all’urto nessuno è in grado di pensare all’olocausto o all’immigrazione e quant’altro, chi soffre non è in grado di accogliere, perché è concentrato sul proprio dolore”.

E le istituzioni strumentalizzano il dolore, il mal contento della gente comune imbevendola di slogan e frasi fatte. “Intervistando le persone sul razzismo abbiamo scoperto che dicono tutti le stesse cose, parlano indotti da quello che sentono, questo mi ha portata a constatare che il razzismo è un’induzione” ha affermato Flavia Mastrella.  “Voi troverete persone che vi accolgono ma non troverete mai uno Stato che vi accoglie, perché lo Stato gioca sull’intolleranza. L’intolleranza è uno strumento di controllo sociale” ha concluso Rezza.