Il teatro concepito dalla mente di Giancarlo Attolico non è mai soltanto intrattenimento o soltanto risate o soltanto riflessione o soltanto messaggi da lanciare al pubblico. E’ esattamente il giusto equilibrio tra tutti questi elementi e “Il compleanno” non smentisce questa considerazione.

Nelle Vecchie Segherie Mastrototaro, trasformato in teatro per una serata, è andato in scena l’ultimo lavoro dell’attore e regista biscegliese Attolico, direttore della Compagnia BinarioZero. La storia si svolge il giorno del compleanno della zia di quattro sorelle con quattro personalità decisamente divergenti l’una dall’altra: Agata (Lucia Maenza), Gina (Angela Ferrarese), Adelaide (Betty Papagni) e Filomena (Lucia Rosario) disturbate quotidianamente dall’invadente Signora De Chirico (Angela Losciale) smaniosa d’appurare (e di spiluccare) e da Suor Fortunata (Giuseppe Todisco) che ‘porta la speranza’ (tra il comico e l’opinabile). A supervisionare le sorelle ecco l’imponente zia Cetta (Stefania Losciale), sorella della povera mamma delle quattro la cui dipartita viene tenuta celata fino alla fine della storia.

Quattro sorelle spesso in contrasto tra loro, ma che in realtà costituiscono l’una la forza dell’altra. Una zia premurosa e, talvolta, fin troppo. Il senso forte della famiglia come rifugio, riparo sicuro, la voglia di palesare ciò che abbiamo dentro e che spesso non riusciamo a esternare e il semplice, semplicissimo desiderio di un abbraccio.

Luci soffuse, scene meditative e tenui, battute mai volgari e che spesso riprendono il nostro vernacolo, un senso del significato molto profondo e una coralità nell’arte scenica professionale. Lo ribadiamo: è il teatro di Giancarlo Attolico, lavori che portano lo spettatore a uscire, magari con qualche quesito e qualche dubbio in più nella testa, ma sicuramente migliorato nell’animo, stimolato a vivere con meno strafottenza, meno avidità, meno indifferenza nei confronti degli altri, meno spirito sterilmente critico. “E’ bello pensare – sottolinea a fine spettacolo il regista – che ogni nostra azione possa avvenire attorno a quel tavolo allestito in scena, un tavolo che vede avvicendarsi franchezza e vicinanza, attaccamento e affetto. Se vogliamo abbracciarci, facciamolo. Se vogliamo mandarci a quel paese, facciamolo con schiettezza, ma dopo torniamo a dialogare, ad ascoltarci. Questo voglio che si evinca – conclude Attolico -: cerchiamo di essere autentici in ciò che diciamo e che facciamo: togliamoci le maschere che spesso indossiamo, mostriamoci per ciò che siamo, nella nostra totale autenticità”.

Di seguito photogallery dello spettacolo.