Sangue disseminato dappertutto e Pinuccio, il barbone che vive in stazione, in preda ad una copiosa epistassi. È lo scenario che si sono trovati di fronte i volontari dell’Oer, in servizio 118, nella tarda serata del giorno di Natale, qualche minuto prima della mezzanotte. I soccorritori, allertati da un ragazzo allarmato dalla situazione, hanno prestato le prime cure al clochard, visibilmente provato, e lo hanno trasportato al pronto soccorso dell’ospedale di Bisceglie.

Il provvidenziale interessamento del giovane cittadino e il pronto intervento dell’Oer, con ogni probabilità, hanno salvato la vita a Pinuccio, che aveva perso molto sangue in seguito alla forte emorragia, presumibilmente causata dal diabete. Resta però da risolvere un problema che si fa sempre più stringente e impone una soluzione immediata. Il caso del clochard deve essere affrontato per evitare che finisca in tragedia e per scongiurare gravi emergenze igieniche come quella di ieri sera. Diverse aree della stazione, dall’ingresso alla sala d’aspetto, dalle aree delle due fontane (quella interna e quella di Piazza Diaz) ai cestini per la pattumiera, sino addirittura alle pareti, erano sporche di sangue. Una situazione oggettivamente molto pericolosa.

È evidente che Pinuccio abbia bisogno di assistenza sanitaria costante, sia dal punto di vista fisico che mentale. Ed è altrettanto evidente che questo vada al di là della sua volontà. Ricordiamo, infatti, che il clochard l’11 dicembre scorso era stato ospitato dalla casa di accoglienza “Santa Maria Goretti” di Andria ma che era scappato dalla struttura gestita da Don Geremia Acri il giorno successivo, tornando in stazione e rifiutando categoricamente di rientrare in casa accoglienza (leggi qui). Purtroppo Pinuccio, complici i problemi psichiatrici di cui soffre, non è lucido mentalmente e non è in grado di prendere le migliori decisioni per sé e per gli altri. Per la sua salute (sarebbe forse meglio dire “sopravvivenza”) e per la sicurezza dei cittadini è prioritario far fronte a questa situazione, ormai una vera e propria emergenza umana e sociale. Non c’è più tempo da perdere.