Dopo l’approvazione del contingente tariffario senza dazio unilaterale per 35.000 tonnellate di olio d’oliva tunisino (leggi qui) arriva da Bruxelles un’ennesima norma che potrebbe incidere negativamente sull’olivicoltura pugliese. Secondo quanto denunciato dal deputato europeo del M5s Giuseppe L’Abbate con le recenti modifiche introdotte nel reg. Cee 2568/91 sono imposti nuovi parametri di valutazione che potrebbero minare seriamente un settore agricolo di fondamentale importanza per l’economia pugliese. Oggetto di riforma dell’impianto legislativo europeo sarebbero i valori analitici parametrici di alcune qualità di olio, tra le quali spicca la Coratina, oliva ampiamente diffusa anche nell’agro Biscegliese.

Il problema emerso riguarda la semplice aggiunta di un decimale per quantificare i risultati della composizione degli acidi grassi, aggiungendo questo numero si supera leggermente la soglia prevista dalla normativa comunitaria. I membri delle organizzazioni aderenti alla filiera olivicola olearia italiana hanno immediatamente protestato per il provvedimento specificando come tali superamenti non incidono minimamente né sul livello qualitativo degli oli, che rimangono eccellenti rispondendo a parametri ben più importanti come l’acidità e la valutazione organolettica, né sulla genuinità degli stessi.

Non di rado capita che l’olio ottenuto dalle olive prodotte dalle aziende agricole nazionali, una volta analizzato, presenti valori non conformi al regolamento e pertanto non è consentita la vendita come ‘olio di oliva’ oppure come ‘olio extravergine’, a meno di essere miscelato con altri oli e perdendo così tutto il valore aggiunto che gli conferiscono le informazioni relative alla propria storia, origine ed identitàspiega il deputato Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla CameraÈ purtroppo il caso della Coratina per quanto riguarda l’acido eicosenoico, leggermente superiore al limite ammesso senza che ciò costituisca tentativo di sofisticazione. Per questo, con il collega Parentela, abbiamo presentato sia una risoluzione sia una interrogazione parlamentare per chiedere al Governo di intervenire urgentemente presso le sedi comunitarie competenti affinché le prescrizioni recate dal regolamento n. 2015/1830 non vadano ad impattare negativamente sulla già precaria economia delle aziende agricole pugliesi che hanno volontariamente scelto un sistema di certificazione di qualità dei prodotti e la tracciabilità”. In chiusura l’Abbate lancia anche una stoccata al governo Renzi: “Il Governo la smetta di distrarsi e di pensare solo agli interessi delle multinazionali e si faccia per una volta portavoce degli interessi dei piccoli produttori che hanno deciso di investire in qualità e tracciabilità: il vero made in Italy ha bisogno di essere difeso”.