Nemo propheta in patria, la frase tratta dai Vangeli sembra calzare a pennello visto quanto accaduto durante il calcio mercato estivo a ben tre atleti biscegliesi che dalla prossima stagione migreranno lontano dalla città dei Dolmen vestendo le maglie di altre compagini.

Stiamo parlando di Vincenzo Bufi, Corrado Ferrante e Mattia Pasculli, trio biscegliese doc che ha lasciato Bisceglie e l’Unione Calcio per cercare fortuna sportiva in altri lidi. Per Bufi e Ferrante il viaggio è stato breve, il forte difensore e lo scaltro attaccante si sono infatti accasati al Nuova Molfetta, squadra militante nel campionato di Promozione, girone A. Della compagine allenata da Pantaleo De Gennaro fanno parte anche gli ex azzurri Malerba e Papagno. “Dispiace non essere potuto rimanere a Bisceglie – dichiara Bufi – ma situazioni lavorative e le condivisibili scelte tecniche hanno portato a questo addio. Ringrazio l’Unione Calcio per aver vissuto anni intensi insieme, in particolare alla famiglia Pedone con la quale rimarrà un ottimo rapporto anche fuori dal contesto calcistico. Dispiace, ma le cose belle sono destinate a finire”.

Il terzo talento a lasciare Bisceglie è stato l’attaccante Mattia Pasculli, per lui l’approdo al Canosa in Promozione e la possibilità di incrociare gli altri ex compagni approdati a Molfetta. La compagine guidata dal neo presidente Pietro Basile ha voglia di fare bene nella seconda categoria regionale e l’apporto di Pasculli potrebbe dare maggior slancio ai rossoblu in termini di esperienza, tecnica e soprattutto gol. “Vado via da Bisceglie a testa alta – afferma Pasculli – fiero di aver scritto pagine importanti nella storia dell’Unione Calcio avendo segnato il primo gol del club in Prima Categoria, ripetendomi con la prima rete in Eccellenza. Sono cose che rimarranno negli anni e di cui sarò sempre orgoglioso, faccio il più grosso in bocca al lupo ai miei ex compagni e comincio con grande entusiasmo questa nuova avventura, sperando di divertirmi e di divertire la gente di una piazza come quella di Canosa”.