Il calcio come sport, come gioco e, soprattutto, come una realtà sociale. E’ questo il tema del libro di Fulvio Paglialunga, giornalista pugliese, presentato ieri sera presso il Chiostro di Santa Croce intitolato “Ogni benedetta domenica” ed organizzato da “Made in Blu”.

L’autore sente l’esigenza di raccontare una parte di calcio che ha poco spazio nella cronaca quotidiana, che troppo spesso preferisce parlare di calciomercato e di tifoserie marce.
Quelle raccontate dallo scrittore tarantino sono “storie circolari”, ossia storie che partono dal calcio, raccontano altro e poi tornano a parlare di calcio che è visto più come un modo per esprimere la propria personalità e il proprio modo di essere. Paglialunga è stato accolto dal vicesindaco Vittorio Fata e dal sindaco Francesco Spina, mentre sedeva al suo fianco l’attuale allenatore del Taranto (squadra tifata dall’autore, ndr.) e vecchia bandiera del calcio biscegliese, Aldo Papagni, definito nel corso dell’incontro dallo stesso Spina come “maestro di vita e di calcio” ed il giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno Mino Dell’Orco. A moderare l’incontro Mariablu Scaringella. 
Aldo Papagni ha voluto raccontare in breve la sua esperienza di uomo di calcio, affermando che “lo sport, se fatto con passione, può cambiare il mondo”. Ed è proprio attorno a questo punto che ruota tutto il libro: la possibilità di “andare oltre”, di superare ogni limite attraverso e per mezzo del gioco del calcio. L’opera di Paglialunga contiene una lunga serie di aneddoti di questo tipo. E’ l’esempio di Luigi Iaccarino, attaccante napoletano che gioca in Eccellenza ma che è nato senza l’avambraccio destro e che è, a detta dell’autore, l’esempio della “democrazia del calcio”. Un altro episodio raccolto e raccontato dal tarantino è quello di Raffaele Vacca, ragazzo di Scampia, costretto al carcere a soli 19 anni e che, grazie alla sua passione per il calcio e alla sua bravura, è riuscito a ottenere il permesso di “evadere” per poche ore al giorno per andare ad allenarsi e a giocare in una squadra della zona.
Accanto a queste storie drammatiche ci sono, nel libro, storie più “simpatiche” e piene, comunque, di tanta passione e amore per questo sport: come Luca, vicedirettorpaglialungae di banca di Cesenatico, che ormai da diverse stagioni è un abbonato del Fulham e segue ogni partita a Craven Cottage della sua squadra del cuore, prendendo l’aereo praticamente ogni settimana.
Nel corso della piacevole presentazione, Paglialunga ha dimostrato il suo amore per il calcio da lui (e a dire il vero da molte altre persone) considerato come una religione laica. Ed è per questa ragione che “Ogni benedetta domenica” diventa un vero e proprio rito, un qualcosa a cui non poter rinunciare. Il rito di aspettare la domenica per vedere giocare la propria squadra,  per poter condividere con tanti altri tifosi una passione enorme. Questo semplice gioco, da molti considerato solo tale, per altri invece è un motivo di vita, di lotta quotidiana. Paglialunga cita Arrigo Sacchi dicendo che “il calcio è la cosa più importante, delle cose non importanti”, ma sa benissimo anche lui che senza di esso la vita di molte persone sarebbe vuota e priva di senso.
Il calcio raccontato dal giornalista pugliese è il calcio che fa emozionare ancora, quello per cui dire “ne vale la pena”, quello che ha fermato guerre e provocato rivoluzioni, quello che ha sconfitto gli avversari più forti, come la droga e la camorra, quello che spinge ancora, tantissima gente, ad innamorarsi dello sport più bello del mondo.