Uno dei tratti peculiari ma forse non a tutti noto che ha caratterizzato la festa della Madonna Addolorata quest’anno è la storia del suo abito. Una narrazione curiosa e allo stesso tempo avvincente dove a fare da protagonista è sempre il culto riservato da generazioni alla co-patrona di Bisceglie.

Nel 2008, al termine dei restauri della cattedrale, in un antico baule, dove erano conservati numerosi oggetti dismessi, venne ritrovato un abito di colore nero ricamato da particolari argentei e dorati. Le condizioni della veste erano critiche, i ricami erano rovinati e l’abito forato dagli innumerevoli tarli che per circa due secoli hanno convissuto con il prezioso abito. Riportato alla luce, l’indumento venne datato, all’indomani di alcuni studi storici, alla fine del 1800 e con ogni probabilità esso doveva essere il secondo abito che la Madonna indossò da quando il suo culto approdò a Bisceglie.

La mancanza di fondi per il progetto di restauro, però, non consentì alla veste di tornare al suo antico splendore ma nel 2011 un’associata, ed è qui che la devozione si fa spazio, oggi defunta, decise di versare interamente la somma per il restauro dell’abito sacro. Così, completate le ultime righe del prospetto, la veste venne consegnata nelle mani esperte delle suore Giuseppine di Chieti, maestre del restauro e del ricamo. L’intervento sull’abito durò circa 5 anni, dal 2011 al 2016, e comprese la pulizia della veste, il riporto dei ricami presenti sul vecchio abito su uno nuovo e l’aggiunta delle parti mancanti. Parlando proprio di pezzi mancanti, uno tra questi era il velo della Madonna, non ritrovato all’interno del baule dopo la riapertura delle porte della cattedrale. Secondo un’ipotesi, l’assenza di tale indumento si rifarebbe a una tradizione secondo cui gli abiti di santi e sante, soprattutto veli o mantelli, si ritagliavano per consegnarli ex voto ai fedeli. Per questo motivo si è provveduto alla realizzazione di un nuovo velo, opera dell’atelier di Maria Napoletano, e alla realizzazione di nuovi ricami che riprendono le rose dell’abito ritrovato della Madonna. Altro motivo particolare sono proprio le rose, principale decorazione della nuova veste, riportate non solo perché presenti sul vecchio abito rinvenuto, ma anche perché un’antica litania lauretana recita, “Maria rosa mistica”, in quanto la bellezza della Madonna è assimilabile al fiore e le sue spine sono il simbolo della sofferenza di cui la Vergine si fa carico.

Particolare aneddoto sull’Addolorata e che consente di comprendere come il culto in genere vada oltre i semplici limiti cittadini è quello riguardante la narrazione di un altro abito della Madonna. Nel 1920 alcune donne facenti parte alla famiglia Mazzone realizzarono e ricamarono una veste che avrebbero donato all’Addolorata. La mancanze economiche, però, non resero semplice il lavoro di queste devote che decisero di inoltrare richieste di aiuto ad alcuni parenti risiedenti in America. Dalle lettere ritrovate emergono richieste di ogni tipo: dai fili per ricamare agli aghi per cucire, chiari segnali delle ristrettezze soprattutto economiche che la gente del nostra città viveva all’indomani della Grande Guerra.