Sono stati diffusi dall’Istat, nei giorni scorsi, i dati relativi all’export delle regioni e province italiane nei primi tre trimestri 2018, che evidenziano, in un un contesto di sostanziale stabilità della crescita economica e del commercio mondiali, l’incremento delle esportazioni della Provincia di Barletta-Andria-Trani su base annua pari al +4%, più alto dell’incremento medio nazionale (+3,1%).

La Provincia di Barletta-Andria-Trani va meglio della Puglia che ha registrato una singnificativa perdita dell’export (-2,7%), a causa delle dinamiche negative registrate dalla province di Bari (-3,6%), Taranto (-16,2%) e Brindisi (-4%).

In questo scenario mondiale di consolidamento della crescita economica su ritmi più blandi del passato, che quindi crea un contesto meno favorevole alla crescita del commercio internazionale e, dunque, un contesto internazionale più competitivo, la Bat nel corso dei primi nove mesi del 2018 ha mostrato segnali positivi di presenza sui mercati esteri. In questa prima parte del 2018 la crescita dell’export è stato pari al +4% rispetto al corrispondente periodo del 2017, un valore più alto del valore medio nazionale (+3,1%).

Occorre considerare che nello stesso periodo la Puglia ha registrato una perdita di export pari a -2,7%, un risultato dovuto ai risultati negativi delle province di Taranto (-16,2%), Brindisi (-4%), Bari (-3,6%), solo parzialmente contenuti dalla crescita registrata oltre che dalla Bat, anche dalle province di Lecce (+24,5%) e di Foggia (+5,4%).

In termini assoluti il valor dell’export della Bat nei primi nove mesi del 2018 è stato pari a 426 milioni di euro. In proiezione per l’intero 2018 potrebbe sfiorare i 600 milioni di euro, che sarebbe un nuovo record per l’export provinciale.

E’ l’industria manifatturiera a contribuire fondamentalmente all’export provinciale, nella misura di oltre il 90%. Circa il 38% dell’export provinciale proviene dal comparto calzaturiero, seguito dai comparti dell’abbigliamento e del tessile che pesano per circa il 21%. Oltre il 62% dell’export provinciale proviene dunque dal sistema moda e la Bat rappresenta uno dei principali distretti calzaturieri italiani, collocandosi al 13° posto delle province italiane.

L’export del comparto agroalimentare, invece, in questi primi nove mesi si è fermato solo a una quota del 17% circa, in lieve calo rispetto al 2017. Altri comparti sono quelli dei macchinari non altrimenti classificati (3,9%), della chimica (3,4%), della gomma e materie plastiche (3,3%), dei prodotti in metallo (2,8%).

Occorre sottolineare che nei primi tre trimestri 2018 i comparti che hanno registrato la maggiore crescita relativa sono stati quelli della chimica (+38,1%) e della fabbricazione di macchinari ed apparecchi n.c.a.

La crescita meno intensa delle economie avanzate e della zona euro, come dicevo in precedenza, ha spinto anche la Bat a guardare in termini sempre più consistenti ai mercati in via di sviluppo. Il primo mercato di riferimento per l’export della Bat è l’Albania (23,2%), dove sono delocalizzate imprese locali del settore moda.

L’export verso l’Ue continua, comunque, a rappresentare oltre la metà dell’export provinciale, e riguarda soprattutto Francia (15,2%), Germania (12%), Spagna (5,3%) e Regno Unito (4,7%). Tra i mercati extra-Ue emergono quelli del Medio Oriente (3,7%), Stati Uniti (1,7%), Svizzera (1,2%), Canada (1,1%), Algeria (1%).

Pur a fronte dei positivi risultati qui esposti, l’export della Bat presenta dei punti di criticità che in una prospettiva futura di medio-lungo periodo, non possono essere sottovalutati. In promo luogo va sottolineato che a livello mondiale diventa sempre più importante la capacità di crescita dei settori a maggiore contenuto tecnologico, gran parte della sfida innovativa è proprio sulle nuove tecnologie. Non a caso una delle politiche europee più rilevanti è proprio quella del sostegno alle attività di Ricerca e Sviluppo.

La Bat a questo riguardo mostra tutta la sua debolezza. Oltre l’80% dell’export provinciale è infatti legato a settori considerati a basso contenuto tecnologico, più esposti alla concorrenza dei paesi in via di sviluppo, che possono contare sul costo della manodopera più basso.

In secondo luogo, l’apertura internazionale della Bat rimane modesto: in termini di export per abitante è infatti solo poco oltre il 20% della media nazionale, per quanto sia in crescita. Per altro anche in termini di peso dell’export sul prodotto interno lordo, la Bat registra un valore molto contenuto, meno del 10% del Pil, per quanto anche in questo caso l’indicatore manifesti un trend in aumento. L’incremento del peso dell’export sul prodotto interno lordo e la crescita dell’export legato a settori con un maggiore contenuto tecnologico sono dunque tra i principali obiettivi che l’economia della Bat dovrebbe perseguire per dare anche un contributo a migliorare il tasso di occupazione.

Questi obiettivi dovrebbero diventare l’essenza di una nuova strategia di sviluppo territoriale, con il protagonismo delle istituzioni locali e delle rappresentanze delle organizzazioni imprenditoriali e sindacali, sfruttando le opportunità finanziarie derivanti dai fondi nazionali ed europei disponibili a tal riguardo.