Sarà il biscegliese Giacomo Di Pinto a sedere sulla panchina del Real Molfetta, compagine di futsal militante nel campionato di Serie C1, in vista della stagione 2025/2026.

Un passato da calcettista, un presente da allenatore con un discreto bagaglio di esperienza maturato. Di Pinto ha cominciato la carriera da tecnico nel 2016 come tecnico nelle giovanili della Diaz Bisceglie per un quinquennio con tre anni nel ruolo anche di vice allenatore della prima squadra. Poi la parentesi da subentrato al Barletta C5 prima dell’esperienza a Bitonto come guida della Under 19, ma al tempo stesso collaboratore in A2. Adesso l’arrivo in una piazza storica per il futsal come quella molfettese, “Per me l’arrivo al Real Molfetta significa l’inizio di un nuovo capitolo – dichiara Di Pinto – in un contesto diverso dai precedenti. A Barletta avevo preso una squadra in corsa, mentre qui mi trovo a programmare un percorso con unità di intenti assieme alla società. Per quel che riguarda il mio ruolo – prosegue – probabilmente cambia il modo di gestire il gruppo squadra visto che ho allenato per la maggior parte degli anni juniores, ma in termini di metodologia cambierà ben poco visto che nelle passate esperienze ho sempre impostato una situazione dove tutti possono dare il proprio contributo con la massima disponibilità e dedizione”.

Giacomo, fratello minore di Maurizio anch’egli allenatore di futsal, si trova ad ereditare una squadra che lo scorso anno ha lottato per la promozione in B ed ha portato a casa la Coppa Italia di categoria. “Siamo all’inizio per quel che riguarda la costruzione del roster – afferma – la società è disponibile e sta lavorando al massimo delle proprie possibilità per completare il roster tra conferme e nuovi innesti. Per quel che riguarda le prospettive tutti vorremmo che siano più rosee possibili, ma dovrà passare sicuramente attraverso tanto lavoro a partire dal campo preceduto da quello di questo periodo. Grande attenzione le dedicheremo anche ai giovani, un patrimonio che se ben organizzato porta grandi frutti rispettando le tempistiche di crescita con pazienza e con la consapevolezza che i diretti interessati siano predisporti al sacrificio. Insomma, un lavoro importante ma altamente stimolante e che mi gratifica”.