Dopo quasi 50 giorni di attesa, l’Amministrazione ha risposto in Consiglio Comunale per bocca (pilotata dai dirigenti) del vicesindaco all’interrogazione di sette consiglieri di minoranza sull’appalto di igiene urbana. Ha risposto, si fa per dire! Alle domande non c’è stato effettivo riscontro”. Queste le prime parole di parte dell’opposizione dopo la seduta consiliare tenutasi nel pomeriggio di ieri.  

Abbiamo chiesto: dato che la giustizia amministrativa (TAR Piemonte e Consiglio di Stato) e altre Amministrazioni pubbliche (Comune di Caserta), per altre procedure di gara analoghe a quella di Bisceglie in altri Comuni, hanno rilevato l’insussistenza dei requisiti speciali e generali di appalto di Aimeri Ambiente, socio unico di Energetikambiente, sono stati verificati dal Comune di Bisceglie i requisiti di appalto in sede di aggiudicazione della gara ad Energetikambiente?”.  

“L’Amministrazione intende promuovere un’ulteriore fase istruttoria a garanzia dei profili di legittimità e liceità dell’aggiudicazione della procedura di gara?”; qual è la posizione antimafia di Energetikambiente?”.  

“L’Amministrazione ritiene, alla luce delle pronunce della giustizia amministrativa, di valutare di risolvere il contratto con la RTI Energetikambiente (Società a socio unico Aimeri Ambiente) -Pianeta Ambiente?”.  

“Per il vicesindaco (o meglio per i dirigenti) non c’è nulla da verificare – dichiarano i sette consiglieri di minoranza – perché le procedure di gara sono state espletate correttamente un anno e mezzo fa ed è vero che Energetikambiente non ha ancora la certificazione antimafia, ma Pianeta Ambiente sì.  E se sono emersi fatti nuovi e pare gravi sul gestore, che importa. Non è a noi!”.  

Risposta esaustive? Affatto! I consiglieri comunali interroganti, totalmente insoddisfatti dal fatto che siano state ignorate le domande poste, hanno chiesto al Segretario Generale di trasmettere l’interrogazione con relativi allegati, le risposte ricevute dai dirigenti, il verbale della seduta e tutta la documentazione di gara alla Procura della Repubblica e alla Corte dei conti, auspicando – concludono i sette consiglieri nella nota – che a questo punto possano esser gli organi competenti a fare chiarezza su una vicenda che pare avere seri profili di opacità”.