C’è una piccola isola, nel mare interno di Seto, che ha la forma di un’elica e non piú di centocinquanta abitanti. Proprio lí, nell’ufficio postale di Awashima, vengono conservate tutte le lettere spedite a un destinatario irraggiungibile. Un amore perduto eppure ancora presente, un genitore che non c’è più, ma anche destinate ad un oggetto: il giocattolo preferito d’infanzia, le scarpe consumate da chilometri di viaggi e camminate a cui si vuole dire addio prima di buttarle vie. È proprio in questo ufficio postale alla deriva che è ambientato “Tutti gli indirizzi perduti”, l’ultimo romanzo, edito da Einaudi, di Laura Imai Messina, protagonista di una toccante conversazione con Grazia Amoruso alle Vecchie Segherie Mastrototaro, in uno degli appuntamenti più attesi del fitto calendario di novembre nella libreria biscegliese.
Un romanzo, quello di Laura Imai Messina, felice, pieno d’incanto, sulla potenza della scrittura e sulla meraviglia che può nascere dalla fiducia nelle relazioni, anche quelle con gli sconosciuti, raccontato attraverso la storia di Risa, che arriva ad Awashima in un mattino freddo di primavera e si offre di catalogare le tantissime lettere arrivate in dieci anni all’Ufficio postale alla deriva. Un lavoro che le permetterà di confrontarsi anche con l’eredità dei suoi genitori: un padre postino, che ha lavorato tutta la vita affinché neppure una lettera andasse perduta, e una madre intermittente, che le ha insegnato che è proprio «dall’incontro con gli sconosciuti che può nascere lo straordinario».
Attraverso le letture di Nunzia Antonino, il pubblico delle Vecchie Segherie Mastrototaro ha avuto l’occasione di entrare in questo strano ufficio postale pieno di lettere di riconoscenza, d’amore, di nostalgia, di rabbia o malinconia, indirizzate a una persona amata, a sconosciuti incrociati per caso. Lettere che viaggiano nel passato o nel futuro, utili a comunicare tutto ciò che non si è mai riusciti a dire ad alta voce.