Un tavolo, alcune sedie al centro del palco e la storia di quattro perdenti al centro della scena.

Sono “I giocatori” di Enrico Ianniello con Renato Carpentieri, Enrico Ianniello, Tony Laudadio, Luciano Saltarelli, primo allestimento in Italia di Jùcature di Pau Mirò tenutosi ieri venerdì 10 febbraio al Teatro Garibaldi.

Protagonisti sono quattro amici, quattro uomini napoletani molto diversi tra di loro, quattro personalità differenti che sin da inizio spettacolo riescono a caratterizzarsi e a colpire l’attenzione dello spettatore. Non ne conosciamo il nome, sappiamo poco di loro ma attraverso alcuni episodi risulta facile tracciarne il quadro completo. Il primo è un barbiere, vive un periodo di crisi nel suo lavoro dove ci sono sempre meno clienti perché «o muoiono o perdono capelli» e dal quale finirà anche per essere licenziato. Incapace di raccontarlo alla moglie temendo il suo abbandono continua a restarle legato pur sapendo che quest’ultima  quasi sicuramente lo tradisce.

L’altro è un attore che fa audizioni e provini non ricevendo mai un ruolo e attendendo da sempre di trovare il suo posto nel mondo, un uomo fallito con vuoti di memoria, che ha voglia di provare emozioni e per il quale l’adrenalina è la chiave della sua vita, come quella che prova nell’andare a rubare nei supermercati.

Poi c’è un becchino, un po’ strambo, balbuziente con piccoli tic nervosi, attratto da una prostituta ucraina con la quale si intrattiene sessualmente, alle prese con un lavoro che non gli piace ma di cui si accontenta perché tranquillo.

E poi il professore di matematica, immerso nel suo mondo fatto di fantasmi e di spiacevoli ricordi, assente a sé stesso e incompreso poiché spesso risulta delirante. Profondamente legato al ricordo del padre da cui si sente perseguitato e che condiziona tutte le azioni della sua vita, attende di affrontare, tra avvocati e tribunali, un processo a causa di un gesto folle e manesco nei confronti di un suo studente, alternando sbalzi d’umore e di personalità.

I quattro sono legati da un unico elemento: il fallimento. Quello che li porta a perdere la ragione, la pazienza e spesso la speranza. E’ il vecchio appartamento del professor di matematica e la loro amicizia a donar  loro forza e l’ispirazione per cercare nella loro disperazione e nel delirio la via d’uscita ad una vita amara, la giusta strada per rimontare. Si supportano e sopportano, confessano le loro paure, i loro episodi tragicomici e i loro bisogni senza mezzi termini. Non ci sono soldi, non ci sono traguardi da festeggiare eppure sul tavolo della cucina non mancano mai un brandy scadente con il quale fare un brindisi, un disco di Dean Martin una tazza di caffè e una partita a carte, che benché abbia sempre lo stesso esito, rappresenta per loro l’unico svago. In quelle quattro mura ritrovano il loro concetto di casa, «siete voi la cosa più vicina alla mia famiglia» sostiene durante lo spettacolo il vecchio insegnante. E’ qui l’unico luogo in cui le loro illusioni hanno spazio e trovano realizzazione.

Tra gli attori c’è intesa, c’è complicità e grande capacità espressiva e, tra genuina ironia e ilarità, riescono a rapire il sorriso e il consenso del pubblico presente.

E proprio per questo ricordano vagamente il teatro dell’assurdo di Beckett e Ionesco, solo per citarne alcuni, per i loro dialoghi spesso senza logica consequenziale, atteggiamenti irragionevoli e dialoghi serrati, capaci di suscitare sorriso nonostante il tragico senso di vuoto del dramma vissuto. “I giocatori” di Enrico Ianniello si rivela uno spettacolo comico, brillante, esilarante e ai limiti del grottesco, che non smette di incuriosire durante tutta la rappresentazione.

Il finale mischia le carte in tavola, riporta i quattro vinti sul gradino più alto del podio. Decidono di mettere in gioco tutto e di rischiare con una rapina in banca, “o la va o la spacca”. Non importano i mezzi, la ragionevolezza, bensì il fine. Cercano il riscatto, la loro rivincita. E la troveranno. Una rivincita che suona apparente, vacua, caduca. Ma a loro non importa farsi domande, non hanno tempo e voglia, c’è già un altro brindisi ad attenderli.

Galleria fotografica a cura di Daniela Mitolo