La straordinaria capacità oratoria e la passione di Roberto Mercadini hanno aperto, nel tardo pomeriggio di ieri, la prima giornata della rassegna culturale “42° gradi idee che bruciano” nata dalla collaborazione tra Sistema Garibaldi e le Vecchie Segherie Mastrototaro.
L’attore e scrittore cesenate ha calamitato l’attenzione della platea presentando la sua ultima fatica letteraria: “Bomba atomica” una narrazione, che spazia su un arco temporale di oltre cinquant’anni, sugli avvenimenti e i protagonisti che portarono alla progettazione e alla realizzazione degli ordini nucleari che gli Usa sganciarono sulle città nipponiche di Hiroshima e Nagasaki il 6 e 9 agosto 1945. Una vicenda che è il frutto, come sottolineato più volte dall’autore nel corso del suo intervento, della commistione tra la scienza e la guerra, tra le vicende umane dei singoli e la Storia, tra la genialità e la stupidità dell’uomo.
La scelta di un argomento così celebre e, al tempo stesso, complesso non è assolutamente casuale e rientra in quello che Mercadini ha teorizzato come “paradosso della Gioconda” ossia l’uomo è attratto da ciò che conosce ma al tempo stesso ricerca la novità. La storia della bomba atomica risponde esattamente a questi criteri infatti la maggior parte delle persone sanno che i due ordigni furono sganciati sul Giappone per porre fine al secondo conflitto mondiale ma soltanto coloro che hanno approfondito l’argomento sono in grado di rispondere ai quesiti più complessi che la vicenda propone, perché proprio Hiroshima e Nagasaki e chi furono gli scienziati protagonisti.
Il libro non ha la pretesa di essere né un saggio storico né un romanzo bensì un racconto degli avvenimenti destinato al grande pubblico in una prospettiva diversa, di lunga durata, rispetto al passato dove si preferiva concentrarsi su un singolo personaggio o su uno degli avvenimenti inerenti alla storia della bomba atomica. Ed è così che nelle pagine di Mercadini si intrecciano le figure del fisico Enrico Fermi, uomo dall’aspetto comune ed ordinario e, contemporaneamente, dotato di un’intelligenza straordinaria, del capo progetto Robert Oppenheimer, chiamato a dirigere il team di scienziati nonostante le sue simpatie comuniste, di Adolf Hitler, anch’egli desideroso di sviluppare un ordigno atomico per il suo Reich e di Leslie Groves capo militare del progetto Manhattan e colui che impose la segretezza a tutti coloro che ne facevano parte arrivando ad internare gli stessi scienziati in uno sperduto paesino del New Mexico.
Le vicende cronologiche si intrecciano, infine, con la metamorfosi che colpisce gli scienziati impegnati nel progetto rei, secondo l’autore, di aver perso ogni briciolo di umanità poiché pur essendo dei giganti della scienza sono pur sempre esseri umani, fragili a tal punto da potersi sentire onnipotenti ad eccezione dello stesso Oppenheimer consapevole fin dal primo test di aver creato qualcosa di estremamente pericoloso.