Le buone recensioni, i consensi della stampa e della critica e i ‘tutto esaurito’ nei luoghi delle rappresentazioni non sono gratificanti, seppur importantissimi, quanto l’affetto e gli applausi che il pubblico riserva, spettacolo dopo spettacolo, a Giancarlo Attolico, direttore della Compagnia Teatrale BinarioZero, che ha visto crescere, nel corso degli anni, il numero degli spettatori in sala, la capacità scenica dei suoi attori, la straordinaria affermazione culturale e artistica delle sue idee.

“Calcinculo nel paese dei balocchi”, messa in scena ieri sera, 19 giugno, al Teatro “G. Garibaldi”, non rappresenta la consacrazione per BinarioZero.
Si può parlare di ‘consacrazione’ quando avviene quel passo fondamentale, quello scatto che consente di passare dallo, chiamalo così, ‘stato amatoriale’ a quello ‘professionistico’.

Giancarlo Attolico, il suo dinamismo intellettuale, la padronanza della materia teatrale, quella immedicabile voluttà di trasmettere, di coinvolgere, di appassionare non diventano consacrazione: sono consacrazione dal momento della creazione dell’idea.

Tutte vincenti, tutte inconfutabilmente vincenti.

Attolico non è, non me ne voglia, un artista.
Giancarlo Attolico è un Maestro d’Arte.

La differenza sta nel fatto che l’artista si incuriosisce, apprende, immagazzina, sperimenta, crea.
Il Maestro d’Arte ha inevitabilmente vissuto le esperienze succitate, ma compie un’azione in più. Il Maestro d’Arte ha la pressante e solleticante premura di erudire, di sottolineare, di mettere in luce, di far innamorare, non di quell’amore che si ha per il primo piatto preferito, ma che si prova quando ti sbatte in faccia un’emozione, fausta o infausta che sia.

Ciò che Attolico ha trasmesso e continuerà a trasmettere ai suoi collaboratori non è la capacità scenica, ma il sempreverde desiderio di traslare sul palco pensieri, pulsazioni, passioni. Come solo un Maestro sa fare.

Ogni attore è stato protagonista della storia, una storia che ha raccontato, in chiave moderna e sempre attuale, amicizie basate sul mero e becero opportunismo, squallidi e biechi inganni, infantili e leggere ingenuità e speranze, speranze disattese e speranze recuperate che colorano il futuro.

Il mondo dei balocchi è il mondo di ogni giorno, quel mondo che ci troviamo ad affrontare e a vivere da quando scendiamo dal letto al mattino fino a quando non ci ricorichiamo a sera.

Meritano tutti una menzione: Francesco Di Benedetto, i due amici, perduti e poi ritrovatisi, Emilio Consiglio e Alessandro Pansini, Girolamo Pedone, Giuseppe Di Pierro, i piccoli e simpaticissmi Samuele Sgherza, Gabriele Di Leo, Miriam Ferrante, Mauro Pedone, Giuseppe Misino, Nicolò Provino, Letizia Leccia e Giulia Cividini, i monellacci Domenico Ricchiuti, Alessandro Mastrofilippo e Lillo Carlucci, e poi ancora Michelangelo Camero, il burattinaio perfido e senza scrupoli Alessandro Romanelli, Federica Cividini, Antonio Lopopolo, Martina Valente, Simonia Maria Maenza, l’eccentrica e ambitissima Madame Maristella Lupone, Giuseppe Todisco, Francesco Dell’Olio, Chiara Damiani, Letizia Todisco, Mauro Lopolito, Noemi Sgherza, Marina Rosa Ricchiuti e Ludovica Misino.

Attolico ha voluto aprire la serata a stretto contatto con il pubblico: dal secondo piano alla platea perché nel teatro le distanze sono fittizie, sono solo figurate. E negli spettacoli ideati da Giancarlo Attolico, per esempio, distanze emotive, non ce ne sono. Il regista biscegliese riesce a toccare nel profondo le corde mentali ed emozionali di ciascuno degli spettatori.