Platea gremita, malgrado il caldo e le restrizioni anti-contagio, per la presentazione de “I leoni di Sicilia. La saga dei Florio“, romanzo storico di Stefania Auci. La scrittrice trapanese, uno degli ospiti più attesi della rassegna, ha calcato il palcoscenico di piazza Castello nella serata di ieri, sabato 29 agosto, durante la terza serata dell’undicesima edizione di Libri nel Borgo Antico.

Stefania Auci, formatasi come avvocato, di professione insegnante ma da sempre appassionata di scrittura, è salita alla ribalta lo scorso anno con “I leoni di Sicilia”, best seller che ha registrato oltre trecentomila copie vendute nel solo 2019, risultando il libro più venduto in Italia e riscuotendo un successo senza pari anche all’estero, sia in Europa che negli Stati Uniti; con tutta probabilità il romanzo diventerà perfino il soggetto di una serie televisiva. “I leoni di Sicilia” racconta, in forma romanzata, le vicende che, nell’Ottocento, hanno portato i Florio (fino ad allora un’anonima famiglia calabrese) ad espandere le proprie attività imprenditoriali fino a diventare una tra le più ricche e influenti casate dell’Italia della Belle Époque. Il libro segue nel dettaglio le origini della fortuna dei Florio: dal terremoto che devastò la natia Bagnara Calabra all’approdo in Sicilia, dalla difficile espansione degli interessi imprenditoriali al consolidamento del potere e dell’influenza nel complesso panorama politico dell’Italia pre e post risorgimentale; al pubblico la scrittrice ha rivelato di stare già lavorando al seguito.

Dialogando con il giornalista di Libero Gianluca Veneziani l’autrice ha esposto al pubblico i punti focali del suo libro, che può essere inserito a pieno titolo nel solco della grande narrativa siciliana. Che il romanzo stesso,
portando all’attenzione dei lettori il fascino e le ombre di una terra tanto affascinante quanto piena di contraddizioni, sia quasi un’incarnazione fisica della cultura siciliana – essa stessa misteriosa e complicata – è la stessa autrice a confermarlo. Proprio nella complessità delle vicende che lo costituiscono, il racconto delle vicende familiari dei Florio (che, per quanto romanzato, si basa su un attento e meticoloso studio delle fonti storiche) assume tutti i connotati di un’epopea moderna, epopea che racchiude in sé tutte le tematiche che hanno reso grande il romanzo siciliano: l’attaccamento alla terra natale dei Malavoglia, le lotte per l’affermazione sociale ed economica di Mastro-don Gesualdo, i drammi familiari dei Viceré, l’elitarismo del Gattopardo, e molti altri ancora.

Gli evidenti rimandi alla tradizione narrativa e a un periodo storico ormai terminato, però, non danno come esito una mera indagine storiografica, né tantomeno un romanzo d’evasione. Stefania Auci, autrice dotata di grande maturità, sfrutta abilmente la realtà storica come un trampolino di lancio per una riflessione profonda sull’attualità, coinvolgendo in questa lo stesso lettore. Molti sono, infatti, i collegamenti tra il presente e la storia passata dei Florio, a cominciare da quelli già citati: l’attaccamento alla terra natìa diventa attuale se lo si guarda attraverso gli occhi dell’emigrato o dell’immigrato; la difficile espansione delle attività dei Florio riecheggia le quotidiane difficoltà che, ogni giorno, migliaia di cittadini affrontano contro l’immobilismo economico e le problematiche che affliggono la Sicilia oggi come allora, anche se in forma diversa. La chiave di lettura viene fornita dallo stessa forma del testo, che è affidato all’italiano (con solo alcune frasi in dialetto siciliano – ancora un omaggio al modello verghiano) e, soprattutto, al tempo presente della narrazione: se la parabola dei Florio è da tempo giunta alla sua conclusione, le dinamiche che l’hanno alimentata sono invece – oggi più che mai – vive e degne di riflessione.

FOTO A CURA DI LETIZIA VALENTE