Giunge al termine l’undicesima edizione del Festival Letterario “Libri nel Borgo Antico“. E’ stato Gianrico Carofiglio a chiudere la serie di ospiti illustri di Largo Castello con la presentazione della sua raccolta di racconti dal titolo “Non esiste saggezza”. Il titolo riprenderebbe una poesia di Anna Achmatova, celebre poetessa russa del secolo scorso, dalla grande carica emotiva, recitata dallo stesso Carofiglio nel corso della serata.

Lo scrittore ed ex magistrato è conosciuto maggiormente per la sua saga di romanzi gialli che hanno per protagonista l’avvocato Guido Guerrieri, a partire dal romanzo d’esordio “Testimone inconsapevole”, divenuto in seguito un lungometraggio, per finire con i più conosciuti, “La misura del tempo” e “La regola dell’equilibrio”, più volte citati durante l’incontro, moderato da tre giovani biscegliesi: Francesca Di Ceglie, Girolamo Pedone e Alessandro Sinigaglia.

Il lavoro dello scrittore è dire la verità attraverso lo strumento della finzione, ciò significa storie inventate, a volte inverosimili, che sono capaci di raccontare una verità su un pezzo della condizione umana” ha esordito l’autore, che ci ha svelato gli “ingredienti” delle sue storie di successo: la vita vissuta e l’aver letto molti libri, ma soprattutto il non chiudersi di fronte a diversi punti di vista, occhi nuovi e differenti per vedere la realtà. Da Guerrieri a Sara in “Non esiste saggezza”, comune denominatore è proprio la malinconia che caratterizza i propri personaggi, intesa come sentimento di coloro che hanno subito un violento urto dalla vita, ma che sono capaci di incassare e reagire, aprendosi con un approccio diverso alla realtà.

A ciò si deve aggiungere la cosiddetta “opacità del reale”: Guerrieri dubita di tutto e, forse, proprio questo suo modo di fare gli permette di progredire. “La vita funzionerebbe molto meglio se imparassimo a mettere di tanto in tanto un punto interrogativo alla fine di affermazioni che diamo per scontate”, ha sottolineato Carofiglio, citando Bertrand Russel. In modo netto ma autoironico lo scrittore ha fornito dunque uno spunto su cui riflettere menzionando, in conclusione, Goethe: “Gli errori ci rendono amabili!”.

FOTO A CURA DI LETIZIA VALENTE