Chiara Gamberale è tornata a Bisceglie, ospite del Bookstore Mondadori nelle Vecchie Segherie Mastrototaro, accolta dalle braccia amiche di Erica Mou, a cui la lega un’amicizia ormai decennale, e di Viviana Peloso, “la libraia più brava d’Italia” a detta della stessa scrittrice. L’occasione è di quelle speciali: la presentazione del nuovo libro, anzi “quaderno”, sulla quarantena, dal titolo “Come il mare in un bicchiere”, finalmente “in presenza”, come ci si ostina burocraticamente a sottolineare di questi tempi, dopo tanti eventi “virtuali” passati senza lasciare tracce tangibili. 

Gamberale, che ha sempre raccontato nei suoi libri quelli “che non sanno come fare”, che ha trovato spesso nel disagio il motore immobile delle proprie narrazioni, si trova adesso a descrivere un periodo a cui nessuno era preparato, davanti al quale tutti “non sapevamo come fare”. C’è chi si è messo a proprio agio, abituandosi alle nuove distanze (e alle nuove vicinanze che queste inevitabilmente hanno creato). E c’è chi invece è franato. Ed è successo in alcuni casi proprio a chi invece credeva di “sapere come fare”, di sapere come vivere. Quando invece i “dentro la testa”, generalmente smarriti, problematici, depressi, hanno trovato un posto sicuro quando “Là Fuori” è stato transennato per dpcm. 

Non è quindi un caso che la scrittrice abbia scelto di “restituire al mondo” il ricavato di un libro, anzi “quaderno”, che parla proprio di un dolore che quel mondo lo ha colpito duramente, ferendolo. Così ha scelto di sostenere CasaOZ, onlus che si occupa della quotidianità dei bambini malati e delle loro famiglie, accogliendoli in residenze dove poter giocare, imparare, fare i compiti, lontani dalle stanze asettiche degli ospedali, in un luogo in cui essere confortati e sostenuti, senza rinunciare all’intimità della propria casa. Una scelta fatta forse proprio pensando a tutte quelle persone che con la loro “casa” hanno dovuto fare i conti in questo periodo, sentendosi improvvisamente prigionieri di un luogo che non sempre corrisponde agli slogan delle agenzie immobiliari. Oggi CasaOZ ospita più di 120 famiglie. Italiane, ma anche albanesi, venezuelane, irachene. 

Nel libro di Chiara Gamberale ci sono delle pagine bianche che invitano chi legge a riempirle con le proprie riflessioni. E se è vero l’imperativo di Pier Paolo Pasolini che “solo se qualcosa è stato necessario a chi lo ha scritto, può esserlo per chi lo leggerà”, allora il riconoscimento più grande a cui ambire è in tutte le foto di quelle pagine riempite che le vengono quotidianamente recapitate. Proprio di Pasolini gira ancora oggi una falsa citazione che afferma: “Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta. Alla sua gestione. All’umanità che ne scaturisce. A costruire un’identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati”. Le parole sono invece della maestra elementare Rosaria Gasparro. Pubblicate nel gennaio del 2014 e, due anni dopo, in un pomeriggio di dicembre, pronunciate persino da Graziano Delrio all’Assemblea Nazionale del Pd. Attribuite ancora una volta erroneamente a Pasolini.

Ma al di là dell’attribuzione, come quella maestra che aveva affidato alla bacheca di Facebook le proprie parole e che ora potrebbe ritrovarsi a riempire le pagine vuote di “Come il mare in un bicchiere”, Gamberale ci riconcilia con la dimensione della fallibilità e ci dice che “niente terrorizza di più di essere attraversati da un’esperienza e non cogliere l’occasione di crescere”. Di cambiare.