Riceviamo e pubblichiamo una lettera giunta in redazione da un cittadino biscegliese che lamenta problematiche presenti nel quartiere Seminario e che riportiamo fedelmente.  

“Sono un comune cittadino che abita nei pressi della Scuola Monterisi di Bisceglie e mi sento in obbligo di spendere qualche parola e qualche immagine dinnanzi allo scempio che si sta consumando in questi giorni di ‘preparazione’ al tradizionale falò della vigilia dell’Immacolata”.

“La decina di fotogrammi, che vi allego, immortalano quanto sta accadendo nel terreno antistante la Parrocchia Santa Maria di Costantinopoli. Di parole, per la verità, non ce ne sarebbe nemmeno bisogno” dichiara il nostro lettore, “le immagini, ahimè, parlano da sole ma, osservandole, qualche considerazione sento il dovere di farla. Si tratta di un comportamento, deprecabile, che prende sempre più piede da un pò di anni a questa parte, un pò ovunque, non solo qui a Bisceglie. Già a partire dall’inizio di novembre, sempre più gente ritiene di depositare nei luoghi del futuro falò mobili, sedie, porte, infissi e quant’altro andrebbe conferito come rifiuto ingombrante alla nettezza urbana, magari anche con la certezza di aver dato il proprio contributo meritorio alla realizzazione del falò e dunque di aver operato per il bene della collettività”.

“Con la festa dell’Immacolata”, continua la nota, “si celebra la concezione di Maria (e non del Cristo), esattamente nove mesi prima dell’8 settembre in cui si celebra appunto la Natività della Beata Vergine. Il fuoco, come è noto, è simbolo di purificazione; richiama anche le origini ancestrali dell’uomo che lo utilizzava per scacciare le bestie feroci, la paura, il male. In tutti i casi, il fuoco per millenni è stato generato per combustione di pura legna ed è diventato simbolo dell’unità familiare, da cui appunto l’espressione ‘focolare domestico’; ma era anche ricondotto alla nascita e alla rinascita: non occorre essere cristiani per riconoscerli come valori universali. Si può riconoscere, invece, in questi rifiuti indifferenziati qualche simbolo di buon uso e costume tramandato di generazione in generazione? I nostri nonni ci hanno forse consegnato queste usanze? Trasformare il folclore del falò in una becera gara al quartiere che lo realizza più imponente degli altri – ed ogni mezzo è lecito al fine – induce sempre più persone a sentirsi autorizzate ad approfittare dell’occasione, come le foto mostrano, per liberarsi di ogni genere di vecchie suppellettili: sedie imbottite e non, assi da stiro, scarpiere, tavoli, vecchi mobili e divani e persino qualche elettrodomestico! E’ evidente che creare, in pochi giorni, vere discariche a cielo aperto in piena città non ha nulla a che fare con la tradizione millenaria del falò. Qualcuno addurrebbe a giustificazione (ipocrita) di certe condotte, una breve chiusura delle isole ecologiche avvenuta qualche giorno fa nel comune di Bisceglie. Sarebbe invece auspicabile che ciascuno si sentisse responsabile di ogni sua azione, da chi comincia a chi continua. Si chiama etica. Prima ancora di invocare le sanzioni (opportune) e di valutare, come io stesso mi riservo di fare, se presentare un esposto all’autorità giudiziaria, sarebbe utile che ogni cittadino si chiedesse se sta facendo il suo dovere fino in fondo: se così fosse, ciascun vandalo sarebbe indotto a sentirsi responsabile, avvertendo la disapprovazione crescente e civile anziché l’indifferenza altrui. E’ anche Papa Francesco, nell’enciclica sulla cura della casa comune ‘Laudato sii’, a ricordarci che: ‘E’ molto nobile assumere il compito di avere cura del creato con piccole azioni quotidiane’. Quest’anno, qui a Bisceglie, credo che si sia raggiunto il culmine, come le immagini testimoniano, e sarebbe auspicabile che le autorità, sia civili che religiose, avessero il coraggio di annullare l’organizzazione dell’evento e disporre la bonifica dei suoli. Oserebbero evitare la combustione di legno verniciato e suppellettili che può sprigionare nel fumo sostanze tossiche che nulla hanno a che vedere con il profumo di rami d’ulivo bruciati della nostra tradizione. Oserebbero anche offrire alla collettività un sano segnale di educazione civica. Altrimenti il fuoco purificatore, anziché scacciare il male e le bestie feroci, finirà con l’allontanare le stesse famiglie, o almeno quelle dei genitori che hanno a cuore la propria salute e quella dei propri figli e mai farebbero loro correre il rischio di inalare, per qualche ora, diossina ed altre sostanze ‘impure’”.