Un viaggio nelle parrocchie della città per intuire bisogni, esigenze, umori, stato d’animo e difficoltà della popolazione. Con questo articolo Bisceglie24 inaugura un tour in quei luoghi, importante presidio sul territorio, dove, al di là della fede, spesso si celano le storie più autentiche, quelle dimenticate, di individui che a fatica trovano un interlocutore con cui stabilire un dialogo e un luogo che li accolga, senza giudicarli. Con l’obiettivo di far emergere il quadro di ogni quartiere in cui è inserita la comunità parrocchiale. Don Domenico

Il nostro percorso è partito dalla parrocchia di Santa Maria di Costantinopoli e dall’intervista al suo giovane parroco, Don Domenico Savio Pierro. “Il primo campanello d’allarme riguarda la gioventù“, esordisce. “Molto spesso si vedono i ragazzi in parrocchia bighellonare proprio nelle ore scolastiche, accade almeno una volta ogni due settimane. Un rifugiarsi nei luoghi pubblici, ad esempio il parco o le strade poco illuminate, dove si fuma, nonostante i ragazzi siano minorenni, si maltratta l’ambiente e si usano le cose che sono comuni come se fossero di nessuno, quasi a uno stato di giungla”. E l’imbrattamento di una panchina e alcune aree della parrocchia di una settimana fa è l’esempio concreto da quanto descritto dal giovane sacerdote (leggi qui).

“La seconda problematica è la fuga delle responsabilità dei genitori”, continua Don Domenico. “Quando si interviene educativamente sui ragazzi, poche volte si ha l’impressione di una netta alleanza dei genitori, dunque talvolta abbiamo più degli ostacoli, piuttosto che delle complicità educative. La terza criticità è legata al gioco d’azzardo: i bar delle vicinanze, sale e locali vedono giovani e, ahimè, meno giovani fare inseguire la vincita con insistenza attraverso diversi mezzi e dispositivi: scommesse, gratta e vinci, slot machine e altro”.

A proposito delle esigenze poste dai parrocchiani, il giovane sacerdote asserisce che: “Una prima esigenza è quella di spalancare le porte della parrocchia e far sì che questi problemi attraversino l’altare e la sacrestia, non diventando solo qualcosa ai margini. Una parrocchia fatta solo di sacrestie e di liturgie non funziona ed è una contraddizione. Dunque i parrocchiani fanno felicemente pressione su di me, affinché apriamo gli occhi e le orecchie, mettendoci la faccia e intervenendo da protagonisti nelle ferite della società. Concretamente io ho cominciato qualche mese fa il giro delle benedizioni delle case, è un semplice gesto per dare e farsi dare il benvenuto, visto che non sono biscegliese, ma pian piano lo sto diventando. Oltre la semplice benedizione è il contatto che ci deve essere, la relazione umana, l’incontro. Mi prometto anche di fare un secondo giro dai presidi, dai professori, non solo insegnanti di religione, ma qualsiasi insegnante a prescindere dalla materia scolastica. C’è bisogno che insieme ci prendiamo sul serio carico delle sofferenze degli altri, come diceva Don Tonino Bello”.

Il 2016 è l’Anno della Misericordia e Papa Francesco ha esortato l’impegno di ogni cristiano attraverso le sette opere di misericordia. Per quanto concerne questo argomento, Don Domenico sottolinea che: ” la parrocchia da decenni ha una Caritas davvero ricca d’impegno. Lo zelo dei laici di questa comunità è encomiabile. Non si tratta solo di riempire uno stomaco, ma di chiedere i nomi, di incontrare i volti, di recitare anche il Vespro. Ed è proprio su questo momento di preghiera egli evidenzia che “si fermano anche musulmani e qualcun altro che non è cattolico, perché è semplicemente un momento d’incontro e il povero quando non si sente un numero, lo hai gratificato più di una busta di un quintale di roba da mangiare. Con il Gruppo Missionario parrocchiale si è attivato un progetto che si chiama ‘Fuori le mura’. Si tratta di andare a trovare le persone sole, che magari il parroco o i ministri dell’eucarestia non riescono a raggiungere. Con i giovani, invece, mediante l’animazione di quartiere cerchiamo di dare gioia a chi è nel timore, far sorridere i bambini, perché vogliamo liberarli dall’ozio e da un’estate fatta solo di mare e abbronzatura”.

In conclusione chiediamo a Don Domenico se ha accolto l’appello lanciato dal Pontefice qualche mese fa, in cui esortava ogni comunità parrocchiale ad accogliere una famiglia di profughi. “Per quanto mi riguarda”, risponde il sacerdote, “è stata la prima cosa che ho chiesto ai parrocchiani. Sentiti il vicario zonale e le altre componenti della Chiesa locale, stiamo trovando in maniera unanime, come città, delle modalità di accoglienza, anche perché dobbiamo rispondere a delle effettive domande. Da parte di questa parrocchia sono contentissimo di dire che le famiglie non hanno avuto nessun problema a dare il loro sì, forse qualcuno un po’ più timido, qualcuno più effervescente, ma l’iniziativa ha trovato nei cuori delle famiglie un terreno fertile. È chiaro che non sono le buone intenzioni a fare il cuore nobile, bisogna nel concreto darsi da fare”.