Coltivare le idee prima ancora di coltivare prodotti, per tornare a sviluppare l’agricoltura pugliese e cancellare la crisi degli ultimi anni. È questo, in estrema sintesi, il pensiero emerso al termine della sesta edizione del Forum provinciale dell’agricoltura e della pesca “Ritorno alla terra – Economia della terra e nuove sfide dell’agricoltura del nostro territorio”, organizzato dalla sezione del Partito Democratico della provincia di Barletta-Andria-Trani e andato in scena nella serata di lunedì 7 novembre alle Vecchie Segherie Mastrototaro.

Un’occasione, quella di ieri, per parlare soprattutto delle prospettive dell’agricoltura pugliese, con gli interventi del senatore Dario Stefàno, presidente della giunta elezioni e immunità parlamentari ed ex assessore regionale all’agricoltura, di Giuseppe De Leonardis, segretario generale Cgil Bat e di Raffaele Piemontese, assessore regionale a bilancio, politiche giovanili e sport. Ospite speciale il fondatore dell’hub rurale “Vazapp” Giuseppe Savino. Il previsto intervento dell’onorevole Francesco Boccia è stato cancellato dal programma per i sopraggiunti impegni in commissione bilancio alla Camera dei Deputati, commissione della quale egli stesso è presidente.

Gli interventi sono stati introdotti da Angelantonio Angarano, capogruppo del Pd all’opposizione in consiglio comunale e da Gianni Naglieri, vice segretario del Pd di Bisceglie e responsabile del forum, i quali, oltre ad accogliere i presenti e ad avviare i lavori, hanno calorosamente ringraziato i responsabili della struttura ospitante, prima di cedere la parola ad Alessandra Lofino, giornalista di Telenorba, moderatrice della serata.

Tre le macroaree di discussione affrontate durante il forum: la capacità di esportazione dei prodotti, la questione legata all’epidemia causata dalla xylella e il rapporto tra agricoltura e istituzioni, tra burocrazia e nuove idee. Particolarmente attivo nella discussione il senatore Stefàno, che ha iniziato il suo intervento commentando i dati statistici che vedrebbero l’export italiano in forte calo: “Si tratta di dati riferiti all’intero territorio nazionale, ma non c’è dubbio che anche in Puglia si sia registrata una certa flessione, nonostante i primati produttivi di cui possiamo vantarci, come quello dell’olio. Trovare soluzioni non è semplice, bisogna come minimo tener conto dell’equilibrio tra domanda ed offerta, sfruttando allo stesso tempo sia il chilometro zero sia gli accordi con gli altri Paesi per l’import-export, senza esagerare in un senso o nell’altro”.

“Dobbiamo inoltre superare il pregiudizio secondo cui basta acquisire nuove tecnologie per innovare il sistema agricolo – ha proseguito l’ex assessore regionale – In Puglia le tecnologie ci sono già, serve solo una maggiore capacità di organizzazione per rilanciare il mercato, superando inoltre la contraddizione che vede la divisione delle risorse pivilegiare le regioni che sdoganano formalmente i prodotti, piutosto che quelle che effettivamente li producono. In questo senso l’Unione Europea gioca un ruolo fondamentale: deve evitare di standardizzare i prodotti e deve premiare le unicità, altrimenti non si potrà mai arrivare alla tanto auspicata agricoltura sostenibile.

Sulla questione xylella è invece intervenuto De Leonardis: “Come Cgil già dallo scoppio dell’emergenza abbiamo assunto una posizione favorevole rispetto al piano Silletti, che prevedeva l’eradicazione dei focolai di alberi colpiti dal famigerato batterio, ma ci siamo trovati contro un ambientalismo estremo che non ha tenuto conto della situazione di emergenza, aggravandola di fatto. Adesso è ora di lasciar perdere i pro e i contro e prendere una decisione definitiva sul da farsi”.

Gli ha fatto eco, subito dopo, Stefàno: “Quella contro la xylella è una sfida che dovrebbe stare a cuore a tutti i pugliesi, visto che l’ulivo è uno dei simboli della regione. Oltre all’errore politico di piegarsi al populismo c’è stata anche una magistratura che non ha certo aiutato a risolvere la questione, portandola anzi al limite. Noi, rappresentando le istituzioni, abbiamo il preciso dovere di parlare non in funzione delle prossime elezioni, ma in funzione delle prossime generazioni.

Al termine degli interventi si è passati alla descrizione delle attività dell’hub rurale “Vazapp”, progetto fondato dal foggiano Giuseppe Savino che mira a far evolvere l’agricoltura non solo attraverso l’integrazione di nuove tecnologie, ma soprattutto trasformando, con iniziative specifiche, la mentalità dell’agricoltore, cancellando gli individualismi e favorendo i progetti di collaborazione.

“Vazapp è semplicemente un calco dal dialetto che vuol dire ‘Vai a zappare’ – ha spiegato Savino – Sostanzialmente è l’espressione di un mio sogno e sappiamo che In questo momento storico i sogni di noi giovani vengono frustrati dalla ricerca della stabilità anche a scapito della felicità. Una felicità che, invece, può arrivare comunque facendo quello che ho fatto io, abbandonando il mestiere per cui io e i miei genitori, agricoltori anche loro, abbiamo fatto molti sacrifici, e tornare alla terra, a zappare appunto, in modo però da creare qualcosa di positivo per me e per il mio territorio”.

“Quello che vogliamo fare è creare percorsi di aggregazione per gli agricoltori – ha continuato il fondatore di Vazapp – mescolando agricoltura e cultura per far sì che venga superata la mentalità chiusa e individualista, che non porta nulla di buono all’economia regionale. Basti pensare, ad esempio, a tutti i soldi dei piani di sviluppo che, pur essendo stati investiti, non hanno avuto come risultato la creazione di nuovi posti di lavoro né creano prospettive future per le singole aziende”.

“Attraverso iniziative di aggregazione, come le cene intitolate ’20-20-20 Contadinner’, che uniscono agricoltori con terreni confinanti in modo da scambiarsi le loro esperienze in modo informale ma efficace, abbiamo ottenuto risultati concreti: dopo sole dieci cene abbiamo contribuito alla creazione di una cooperativa, una società agricola, trenta collaborazioni, gruppi di acquisto agricoli e gruppi di condivisione di mezzi di lavoro. Il nostro lavoro è stato accolto positivamente anche dal ministro per le politiche agricole Maurizio Martina ed è arrivato anche alla Luiss di Roma, dove nasce parte della futura classe dirigente.

“La chiave di tutto, però, erano e restano le mani dell’agricoltore – ha concluso Savino – Senza le mani non c’è agricoltura, checché ne dicano i santoni della tecnologia estrema. Abbiamo avviato un discorso con L’Unesco per dichiarare le mani dell’agricoltore patrimonio immateriale dell’umanità. In tutto ciò che facciamo ci mettiamo un po’ l’incoscienza del calabrone: dei manuali scientifici ritengono che il rapporto tra ali e corporatura gli impedirebbe di volare, ma lui non lo sa e continua a farlo. È questo il pensiero che ci spinge a fare quello che facciamo, perché amiamo la nostra regione e siamo orgogliosi di essere ritornati alla terra”.