Nel convegno “Il figlio dell’Uomo non ha dove posare il capo”, tenutosi lo scorso 16 novembre, presso il Seminario cittadino si è parlato del problema piuttosto urgente della mancanza di abitazioni per le fasce sociali più deboli. Tutti gli interventi hanno sviluppato il tema, esplicitato nel sottotitolo, “Ripensare le politiche sociali per l’abitare”; occasione del convegno era fare il punto su due anni di attività di “Casa Barbiana”, la struttura creata con i fondi dell’8xmille della Chiesa cattolica, presso la palazzina “don Mauro Monopoli” sita nella struttura dei Cappuccini, sede della Caritas cittadina.

La presentazione è stata affidata a Carmine Panico, presidente della cooperativa sociale “I Care – Mi stai a cuore” cui è affidata la gestione di Casa Barbiana: il Presidente ha sottolineato come l’esperienza ha messo alla prova quanti sono coinvolti nella gestione della Casa: in primis lui come presidente, ma anche tutta l’équipe composta da Piera La Notte (coordinatrice/psicologa), Gaia Maraia (assistente sociale), Arianna Capuano (educatrice professionale) e Antonella Salerno (animatrice sociale).  Tutti, durante i due anni di vita della struttura, hanno conosciuto situazioni disperate e persone in situazioni di grande sofferenza: chi è stato mandato via da casa, chi non ha appoggio di nessun tipo, chi ha dovuto interrompere le relazioni con figli, compagni e parenti, chi ha dovuto abbandonare la propria casa e la propria patria, come gli ucraini a seguito della guerra in atto. E l’aver giocato in squadra ha permesso di affrontare e superare le emergenze.

L’arcivescovo don Leonardo D’Ascenzo, il Sindaco Angelantonio Angarano, il Direttore Caritas diocesana Ruggero Serafini hanno espresso la propria gratitudine per il tema che è stato affrontato, tema urgente e estremamente bisognoso di nuove soluzioni da trovare.

Casa Barbiana non vuole e non può risolvere il problema abitativo, ma, con intelligenza, lo affronta in maniera temporanea in vista di una soluzione duratura: è l’esperienza raccontata da Ruggero Serafini, direttore diocesano della Caritas, che ha accompagnato una ragazza di Trinitapoli a rischio di violenza. Come lei, hanno trovato accoglienza persone fragili, incapaci di gestirsi da sole, quanti hanno perso il lavoro e si sono trovati da un momento all’altro senza un tetto.

L’invito ad interventi stringati per  essere efficaci  da parte del moderatore del convegno Giovanni Di Benedetto, che da cronista di Tele Norba conosce bene i meccanismi per attrarre l’attenzione, sono stati accolti solo parzialmente da Rosa Barone (assessora regionale Welfare) e da Don Marco Pagniello (Direttore di Caritas Italiana): collegati da remoto, proprio per il loro ruolo istituzionale si sono dovuti soffermare su quanto la Regione Puglia fa in materia di soluzioni abitative e sull’importanza dell’abitare per gli utenti Caritas in tutta Italia. 

L’Italia si distingue, tra i Paesi europei più sviluppati, oltre che per una delle più basse quote di edilizia pubblica, anche per una minore dimensione del patrimonio in affitto privato e per una scarsa disponibilità di alloggi con costi commisurati ai redditi. Sono 120mila i nuclei familiari che necessitano di una casa. Il 33% delle abitazioni sono sovraffollate da persone sotto la soglia di povertà. Ai superbonus accedono soprattutto persone abbienti, non certo anziani o assistiti Caritas: di questi ultimi il 15% vive in abitazioni precarie, il 7,4% a uno sfratto esecutivo, il 16,2% sono persone senza dimora. Sul tema casa la Chiesa si sta muovendo molto finanziando 87 Progetti con progetti pilota di cohousing e di condominio solidale.

Il Pnrr ha preso come modello l’Housing First (innanzitutto la casa): ai senza fissa dimora deve essere offerta prima di tutto la possibilità di un alloggio in cui “una persona possa ricostruire la propria personalità e la propria soggettività”. Ciò significa che i comuni devono mettere a disposizione appartamenti per singoli individui, piccoli gruppi o famiglie fino a 24 mesi. Inoltre devono essere attuati progetti personalizzati per ogni singola persona/famiglia in modo da attuare programmi di sviluppo personale per raggiungere un maggior livello di autonomia, anche fornendo formazione e altri servizi volti a migliorare la ricerca di una occupazione.

Infine ecco una lista delle priorità individuate dalla Caritas:

  • riconoscere la centralità dei problemi abitativi per i meno abbienti e potenziare l’offerta di abitazioni a basso costo come nuova priorità del Pnrr;
  • riformare le regole e i controlli per evitare gli abusi e riequilibrare gli incentivi nel settore edilizio nella direzione degli alloggi per i meno abbienti;
  • avviare al più presto l’Osservatorio nazionale sulla condizione abitativa presso il ministero d’intesa con le regioni per articolare i fabbisogni a livello locale;
  • aggiornare le regole dell’utilizzo di fondi pubblici da parte di investitori privati nel settore abitativo. Per gli studentati la riforma dovrebbe dare priorità alle iniziative per gli studenti non abbienti e stabilire adeguate forme di trasparenza e controllo.

Si lavorerà affinché si superi la situazione degli insediamenti informali per gli operatori agricoli stranieri stagionali. Altro problema spinoso è stato risolvere le varie occupazioni abusive insieme alle forze dell’ordine.

La conclusione del convegno è stata di Sergio Ruggieri: il coordinatore cittadino della Caritas ha evidenziato che continuando ad operare, come spesso capita, rincorrendo le emergenze, (leggi dormitorio, PiS pronto intervento sociale,) i problemi tendono ad incancrenirsi, riproponendosi senza soluzioni. Occorrerebbe invece che la Politica sia lungimirante, progettando il futuro (costruzioni di case, affitti calmierati ecc) e che, finita l’emergenza, ci siano il tempo e le risorse, per permettere alle persone di riprendere in mano la propria vita, utilizzando le proprie capacità, per risolvere “definitivamente “ il problema. Questo potrà avvenire solo con l’apporto in rete da parte di tutti, della politica/istituzioni e del privato sociale/volontariato.