Creare una fondazione, formata da istituzioni e associazioni comunali, per organizzare la rete museale di Bisceglie e attivare dodici mesi all’anno i servizi dedicati ai turisti: è questa, in estrema sintesi, la proposta che il gruppo civico “Bisceglie civile” ha inoltrato all’amministrazione comunale, a seguito di alcune considerazioni espresse dai componenti del gruppo stesso e raccolte dalla portavoce Grazia Amoruso.

Nel documento inviato al comune, che cita le linee programmatiche 2013-2018 dell’amministrazione, viene espressa già all’inizio una critica sulle aperture dei musei biscegliesi: “Il Museo diocesano, che non è di competenza comunale, è visitabile solo previa prenotazione – si legge nel testo – Il Museo civico archeologico è normalmente chiuso e viene aperto su richiesta e sulla base della disponibilità di personale comunale volenteroso, solitamente (e giustamente) fuori servizio nei giorni festivi, quando più folta si suppone la presenza turistica. Il Museo etnografico, visitabile in orari abbastanza stabili, non è comunale ma di proprietà dell’Archeoclub, che lo gestisce. Ci risulta, peraltro, che la convenzione per l’affidamento dei locali comunali in cui è alloggiato, presso la Torre Normanna, sia scaduta nel 2015 e non ancora rinnovata”.

L’ingresso del Museo diocesano

“Il Museo del mare – continua la Amoruso – non prevede orari di apertura fissi e la sua fruizione è affidata alla cortese disponibilità di chi ne conserva le chiavi e mette a disposizione tempo e conoscenze per farne conoscere al pubblico la collezione. Il nuovo e interessante percorso multisensoriale ‘Dalla terra al mare’, realizzato dal Gal Ponte Lama a Palazzo Tupputi e inaugurato a febbraio 2016, è chiuso ormai da molti mesi. Non esistono percorsi guidati di alcun genere, ad eccezione delle proposte volontariamente realizzate da associazioni locali”.

Non solo musei: “Bisceglie civile” lamenta anche l’assenza di un ufficio turistico istituzionale di riferimento: “L’ufficio Iat (Informazioni e Accoglienza Turistica) ha chiuso i battenti dal 1° gennaio 2017 – scrive la Amoruso – poiché la convenzione tra il Comune di Bisceglie e ‘Obiettivo Turismo’ è scaduta il 31 dicembre 2016 e non è stata rinnovata. Si tratta, evidentemente, di una situazione insostenibile per una città che voglia definirsi ‘turistica’ e che attribuisca un minimo valore al proprio patrimonio storico, artistico e archeologico, e non solo alle attrazioni temporanee”.

Per supplire a queste “mancanze”, come vengono definite dai componenti di “Bisceglie civile”, il gruppo civico “Propone e chiede che, nell’immediato ed in via transitoria o parziale, il Comune stipuli o rinnovi apposite convenzioni con le articolazioni locali delle associazioni (Arci, Auser, Archeoclub, Legambiente) firmatarie del Protocollo del 5 ottobre 1999 predisposto dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali, che prevede il possibile ricorso al contributo dei volontari. Tali convenzioni consentirebbero di garantire l’apertura, in orari certi e prestabili, di tutti i musei comunali, attraverso la valorizzazione delle risorse del volontariato locale”.

“Bisceglie civile” avanza poi la proposta di costituzione, previa iniziativa del Comune, di una fondazione, per il cui nome viene suggerito quello di “Bisceglie Bene Culturale”, che abbia come scopo la realizzazione e la gestione di una rete museale.

La targa all’ingresso del Museo civico archeologico

“La fondazione – indicano i sostenitori di “Bisceglie Civile” – dovrebbe dotarsi di personale accuratamente selezionato e in grado di occuparsi sia degli aspetti gestionali e di marketing turistico, sia della crescita culturale delle piccole realtà museali locali. Dovrebbe, inoltre, erogare servizi culturali aggiuntivi, tra i quali assumerebbe una particolare importanza quello di guida turistica, orientato all’offerta di un servizio turistico culturale attraverso la calendarizzazione di visite guidate nel territorio urbano e rurale.

La proposta si addentra anche in aspetti economico-amministrativi: “Il patrimonio della Fondazione dovrebbe essere costituito sia dall’ente pubblico sia da soggetti privati locali – sostengono nel documento – Il Comune dovrebbe assumere inizialmente una quota maggioritaria delle partecipazioni, da cedere successivamente a soggetti privati, in modo graduale rispetto all’ampliamento e al consolidamento delle attività. I soggetti privati locali dovrebbero assumere una quota inizialmente minoritaria del patrimonio (destinata a divenire maggioritaria nel tempo) e potrebbero svolgere una costante attività di sponsorizzazione delle attività della fondazione”.

“Essa dovrebbe operare ispirandosi ad uno spirito imprenditoriale e non assistenziale – si legge in coda al documento firmato da Grazia Amoruso – al fine di legare intimamente i servizi culturali e turistici alle attività delle imprese locali, in modo da incoraggiare queste ultime ad implementare i propri circuiti di marketing territoriale e a favorire la crescita di un’economia locale fondata sulla valorizzazione dei beni culturali”.

In alto, una visita guidata all’interno del centro storico (foto di repertorio)