Migliaia di ragazzi biscegliesi sono scesi in piazza per la Giornata della Memoria e dell’impegno per ricordare le vittime innocenti delle mafie, evento organizzato dalle scuole biscegliesi, dal Presidio Libera “Sergio Cosmai” con il patrocinio del Comune di Bisceglie. Il corteo è partito di prima mattina dall’Istituto dedicato proprio a “Sergio Cosmai”, biscegliese ucciso nel 1985 dalla ‘ndrangheta per non aver concesso privilegi ai mafiosi detenuti nel carcere di cui era direttore, ed ha visto la partecipazione degli alunni delle scuole superiori “Da Vinci“, “Dell’Olio“, “Cosmai”  e della scuola media “Monterisi”.

Dopo aver attraversato le principali vie cittadine il corteo è giunto nel cuore di Bisceglie, Piazza Vittorio Emanuele. All’ombra del monumento dei caduti i ragazzi hanno ricordato le tante vittime innocenti di tutte le mafie leggendo i loro nomi ed ascoltando le loro storie. Un lungo momento di riflessione conclusosi con l’intervento della professoressa Tiziana Palazzo, vedova del dottor Cosmai.

Nella consapevolezza che non possano esserci parole migliori per descrivere l’importanza, la finalità e il senso ultimo e profondo di questo tipo di evento, riportiamo qui di seguito il discorso fermo, vibrante e di grande ispirazione tenuto dalla professoressa Palazzo.

“I nomi che abbiamo appena ricordato strappati ad un esecrabile e colpevole oblio dall’associazione Libera sono nomi di persone che avevano vita, famiglia e ideali, avevano a cuore una parola semplice oggi passata di moda: onestà. Una parola che fa sorridere i furbi, i disonesti e gli scaltri. Molte delle vite che abbiamo ricordato attraverso nomi e cognomi sono state dedicate alla ricerca di un nuovo corso da seguire lontano dal compromesso e dalla vigliaccheria, vite di uomini e donne che hanno semplicemente lavorato alla costruzione di un mondo nuovo non per sé ma per tutti noi, no proclami né fanfare solo un lavoro serio, costante, silenzioso ma implacabile contro chi mina alle fondamenta la dignità umana. Uomini che avevano in mente il bene comune, il rispetto delle regole, la difesa delle leggi dello stato e di questa terra bellissima e disgraziata in cui oggi un’inquietante e subdola ondata di disumanità sta facendo passare in secondo piano la prima delle lotte da intraprendere o proseguire, la lotta iniziata tempo fa da Joe Petrosino, Ambrosoli, Azoti, Cassarà, Livatino  e da tanti altri: la lotta contro la mafia e la corruzione. La condivisione dei loro ideali di legalità e giustizia non deve necessariamente servirsi di bandiere e cartelloni, di marce e slogan, ma deve soprattutto nutrirsi del loro esempio.

Certo voi oggi qui siete bellissimi e state apertamente e coraggiosamente affermando il vostro no alle mafie comunque esse si presentino, nella loro più feroce malvagità con armi in pugno e lupare bianche o con abiti di sartoria, colletti bianchi e modi garbati. State dicendo no a chi si arricchisce vendendo droga e morte, a chi avvelena l’ambiente, a chi si gira dall’altra parte e sopravvive, senza dignità e senza vergogna. Oggi stiamo dicendo no a tutto questo e stiamo anche dicendo che noi no! Non saremo così. Perché abbiamo capito, abbiamo imparato che la solitudine uccide anche se a premere il grilletto sono gli altri, i delinquenti quelli con cui non abbiamo nulla a che spartire. Ancora più bello e importante sarà ciò che in inglese si chiama “the day after”, il giorno dopo, quando ognuno solo per la sua strada preso per le proprie faccende ripenserà ad oggi. A molti di voi capiterà di pensare a tutto il sangue versato per la nostra libertà, la libertà di tutti. Capiterà di ripensare a questi nomi a questi corpi straziati dalle bombe o immobili insanguinati. Come un proiettile conficcato nella testa in una 500 gialla, quella del dottor Cosmai. A donne che hanno pagato con la vita il rifiuto della violenza mafiosa in cui erano anche nate. A Rita Atria per esempio collaboratrice di giustizia suicidatasi perché rimasta sola senza il suo Paolo, zio Paolo, come lo chiamava lei, perché sapeva che senza il suo Paolo Borsellino nessuno l’avrebbe aiutata e protetta contro la rappresaglia mafiosa della sua stessa famiglia, del suo stesso sangue. Al suo funerale non partecipò neanche la madre. A molti di voi capiterà forse di pensare ai giornalisti coraggiosi Giancarlo Siani, Miran Hrovatin, Ilaria Alpi, che volevano solo scrivere di verità e per questo hanno trovato la morte. Qualcuno potrà ripensare anche alle mie parole di oggi, a Rossella che aspettava il suo papà all’asilo e non aveva compiuto tre anni, lo aspettò per giorni, quel papà allegro e scherzoso, premuroso e severo, finché non le spiegai ciò che non avrebbe mai potuto capire: parlai di cielo, di angeli e di amore, mentre nel mio cuore c’era soltanto il buio e il dolore. Qualcuno ripenserà a Sergio nato dopo Sergio, identico a quel padre che rivive in lui, nei suoi occhi e nel suo sorriso e ai nipotini Silvia e Alessandro. Alessandro frequenta il primo anno della scuola primaria “Sergio Cosmai” e ogni mattina entra e vede la foto di nonno Gino che gli sorride ma a scuola non lo potrà accompagnare mai. Ale sa già cosa è la memoria, la vive quotidianamente, sa già che si può morire ma non finire.

Forse vi capiterà di pensare che la storia di queste vite vi appartiene e che esse, nessuna esclusa, meritano un riscatto e meritano il nostro impegno. L’impegno di chi è grato e ancora molto può fare per meritarsi tutto il loro amore e il loro sacrificio. L’impegno di chi non vuole che altro sangue venga versato anche perché non è poi detto che non sia il nostro, di nostro figlio o del nostro amico più caro. E allora proviamoci tutti, riposte le bandiere e arrotolati i cartelloni, ad essere degni di loro. Non sia oggi un giorno di festa a scuola ma sia un momento di riflessione e consapevolezza di dover essere e poter fare antimafia sociale. Ognuno nel proprio confortevole mondo pensi a piccoli gesti da compiere, a grandi cose da fare, a proseguire sulla strada da loro intrapresa di legalità e giustizia che faccia respirare a tutti aria nuova e pulita. Bob Kennedy disse: “ogni volta che un uomo difende un ideale agisce per migliorare il destino degli altri o lotta contro un’ingiustizia, trasmette una piccola onda di speranza”. Diventate oceano ragazzi trasformando la piccola onda di speranza in realtà.

Qui di seguito gli scatti di Daniela Mitolo