Dipendenze e tossicodipendenze sono spesso una piaga che sconvolge la vita di molti cittadini. Per contrastare il proliferare di queste problematiche e per aiutare chi ne è affetto Il Sistema Sanitario Nazionale mette a disposizione dei cittadini il SerT (servizio tossicodipendenze). Per la città di Bisceglie è competente il SerT, con sede a Trani in via Marsala, diretto dal dottor Leonardo Rutigliano. Abbiamo incontrato proprio il dottor Rutigliano per capire quanto sia ancora diffuso il fenomeno della tossicodipendenza sul nostro territorio e quanto si stiano sviluppando anche i nuovi tipi di dipendenze.

– Quali sono attualmente i numeri del SerT Trani-Bisceglie, sono cambiati nel corso degli anni?

“Il quadro numerico è grossomodo stabile. Attualmente nella nostra sede gestiamo ben 1221 pazienti, in questo dato numerico vanno inseriti anche coloro che hanno un contatto aperto con noi. Quest’ultimi non sono dei veri e propri pazienti, sono persone che si sono avvicinate al nostro servizio perché costretti dalla magistratura. Parliamo di soggetti, ad esempio, ai quali è stata ritirata la patente perché in possesso o sotto effetto di droghe. A noi tocca valutare se abbiano o meno una dipendenza patologica. In media i nuovi entrati si aggirano sempre tra i 100 e i 150 all’anno e sono tutti maggiorenni. Vorrei però precisare che di questo servizio usufruisce solo una minima parte di chi probabilmente avrebbe realmente bisogno, il 10% forse. Oggi sappiamo che l’assunzione di sostanze è diffusa tra i minorenni ma nessuno di questi si affaccia al SerT. C’è poi chi non vuole accedere al nostro servizio per paura di censure sociali ma vi fa parte comunque indirettamente comprando dai nostri pazienti dei farmaci per affrontare la dipendenza, sviluppando così quello che prendere il nome di mercato grigio”.

– I pazienti che seguite in questa sede entrano in cura spontaneamente?

“Il 90-95% dei pazienti che seguiamo in questa sede arrivano qui di loro spontanea volontà. Solitamente accade che autonomamente si rendano conto di aver bisogno di aiuto. Il percorso terapeutico viene concordato in base al profilo e alla diagnosi fatte al neopaziente. Va fatta però una precisazione: la terapia che noi somministriamo ad un paziente non lo condurrà mai ad una completa guarigione. La dipendenza è paragonabile a una malattia cronica recidivante, si può solo tenere sotto controllo con la giusta terapia”.

– Di quali dipendenze vi occupate in questa sede? Inoltre quale è, secondo la sua opinione, la dipendenza più diffusa?

“All’interno di questa sede ci occupiamo di tutto ciò che può o potrebbe dare dipendenza, quindi anche shopping, tabagismo e dipendenza dagli alimenti. Quando si parla di dipendenze si pensa generalmente a sostanze stupefacenti ma è bene rammentare che esistono tante tipologie di dipendenze. Al giorno d’oggi, per l’appunto, la dipendenza più diffusa non è quella legata a qualche sostanza stupefacente ma quella causata dal gioco d’azzardo”.

– Potrebbe elencare i diversi percorsi terapeutici che i pazienti eseguono per disintossicarsi da sostanze stupefacenti?

“Per disintossicare i pazienti assuntori di eroina, utilizziamo anzitutto dei farmaci sostitutivi quali metadone o buprenorfina. Durante il periodo di disintossicazione, il dosaggio del farmaco viene scalato molto lentamente fino alla sua totale rimozione dal percorso terapeutico. Il paziente viene supportato anche da psicologi ed assistenti sociali. Il percorso di cura può durare anche decenni e non è mai facile. La dipendenza da cocaina o cannabinoidi è più di tipo psicologico che fisico, infatti quando il dipendente non ne fa più uso va in depressione. In quest’ultimo caso l’unico farmaco che potrebbe dare sollievo al paziente è l’antidepressivo. Per l’alcol, invece, il farmaco più utilizzato è uno sciroppo che prende il nome di Alcover. Questo farmaco, va specificato, combatte il sintomo d’astinenza ma non toglie la voglia di continuare a bere. Per i casi più ingestibili da dipendenza da alcol possono essere utilizzate le benzodiazepine”.

–  Secondo la sua opinione esistono dipendenze più pericolose di altre?

“A mio avviso tutte le dipendenze sono pericolose. Il problema non è solo medico ma anche psicologico e sociale, infatti molto spesso accade che una persona non abbia la consapevolezza di essere malato ma pensa di avere un semplice “vizio”.

– E’ favorevole alla legalizzazione delle droghe leggere?

“Io credo che tutto ciò che possa creare dipendenza non sia salutare. Inoltre, come dimostrato dagli studi, queste droghe cosiddette leggere provocano più danni che benefici per l’uomo”.

– Secondo lei il periodo di crisi economica che stiamo vivendo ha favorito l’avanzamento e l’allargamento delle dipendenze?

“A mio avviso no, se un soggetto è predisposto ad una dipendenza incomincerà a svilupparla, indipendentemente dal periodo storico”.

– In conclusione si può tracciare un bilancio dell’attività svolta in questi anni?

“Io credo di aver fatto tutto per questo territorio, ho posto, in ogni occasione e modo, al centro il problema delle dipendenze ma sembra non essere cambiato molto. Il problema è anche organizzativo, a livello di Asl. Il nostro servizio si occupa di un territorio vastissimo, come quello di Trani e Bisceglie, che ha al suo interno strutture come il carcere maschile e femminile a Trani, o il reparto infettivi a Bisceglie. Nonostante la nostra attività è svolta da un personale di soli due medici, quattro infermieri, due psicologi ed un assistente sociale, siamo ridotti veramente all’osso! Di fronte ad un’organizzazione così carente, non possiamo fare altro che offrire al pubblico un servizio altresì carente. La scarsa attenzione degli organi preposti dipende anche dal fatto che si ha un giudizio negativo sui pazienti che seguiamo, considerati molto spesso la feccia della società, l’ultima ruota del carro”.