Il noto sociologo e psichiatra Paolo Crepet, noto al grande pubblico grazie alle tante pubblicazioni editoriali e alle numerose apparizioni televisive, è stato ospite ieri sera, 15 gennaio, del Centro d’ascolto della Fondazione Dcl (Donare – Condividere – Liberare). Argomento della serata è stato quello della educazione minorile, dei disturbi psichiatrici che possono colpire gli individui più giovani e di come fare per prevenire situazioni complicate, come alcolismo e tossicodipendenza. Al centro del dibattito anche la questione affidamento, le leggi che lo tutelano e le garanzie che i bambini devono avere dopo essere stati allontanati da situazioni famigliari difficili e inadeguate.

A introdurre il tema della serata la dott.ssa Anna Dell’Olio, assistente sociale, che ha illustrato al pubblico presente in sala le diverse declinazioni della relazione triadica tra minore, servizi e famiglia d’origine, dagli affidamenti consensuali a quelli giudiziari. crepet 3La giovane dott.ssa ha relazionato su di un caso concreto di cui ha avuto esperienza, quello di un bambino di dieci anni, Gianluca, affetto da seri disturbi psicomotori e del linguaggio. Il minore viveva in una situazione famigliare decisamente complicata, con una madre “affetta da ritardo mentale lieve” e un padre “intellettualmente povero, predisposto ad un atteggiamento aggressivo nei confronti dei servizi e della scuola”. Dopo mesi di insolvenza degli obblighi contrattuali con il proprio padrone di casa, la famiglia è stata colpita da una ingiunzione di sfratto. A seguito di un periodo prolungato vissuto in macchina, il bambino, con l’ausilio delle forze dell’ordine, è stato allontanato dalla propria famiglia e ricollocato in una comunità. Accompagnato nel percorso da assistenti specializzati, Gianluca ha dimostrato una progressiva apertura di fiducia nei confronti di soggetti inizialmente reputati esterni, dai collaboratori della comunità agli operatori del tribunale dei minori.

Nel suo intervento, Crepet ha ricordato la fondamentale importanza di esperienze collegiali per la formazione dei giovani assistenti, la necessità di entrare nelle case e conoscere in prima persona le condizioni sociali dei propri pazienti, e quanto esse possano influenzare l’insorgere di determinate patologie. La mancanza di specializzazione in ambito giuridico, però, spesso non permette una efficace azione sinergica tra strutture socio-sanitarie e tribunale. Molto frequentemente, infatti, una esperienza lavorativa in questo settore viene vissuta dagli stessi magistrati come semplice passaggio e mai come punto di arrivo della propria carriera. Tema particolarmente spinoso è stato inoltre quello delle adozioni. Se da una parte sono da elogiare le famiglie che, con un estremo atto di amore e generosità, decidono di assumersi la responsabilità di un bambino in difficoltà, dall’altra bisogna essere pronti ad affrontare le inevitabili criticità nella prima adolescenza del ragazzo. Specialmente quando si tratta di giovani di etnie diverse dalla nostra, è facile incorrere in disturbi provocati da perdita di autostima e depressione, spesso a causa di alcuni “commenti” inopportuni da parte dei compagni di classe.

Lo psichiatra torinese ha poi posto la sua attenzione su di un altro fenomeno spaventosamente dilagante negli ultimi anni, quello della tossicodipendenza in crepet 2fasce di età sempre più basse, coinvolgendo anche minori tra i quattordici e i quindici anni. A differenza di quanto si possa pensare, il mercato nero della droga è in costante aumento, e decisamente più forte e florido di quanto non fosse con il boom della eroina verso la fine degli anni ’70. Il sempre più frequente avvicinamento dei giovani a sostanze dannose quali droga e alcol è frutto di una profonda crisi educativa, causata da genitori incapaci di impedire al proprio figlio di passare nottate intere in ambienti sensibili e ad alto rischio fin dalla più piccola età. I genitori non riescono spesso a imporsi come effettivi educatori, di stabilire i limiti necessari e di farli conseguentemente rispettare. Questa “difesa” a priori del ragazzo, anche quando egli si trova evidentemente dalla parte del torto, ha portato alla nascita di fenomeni preoccupanti, come quello della perdita di autorità di figure chiave come gli insegnati, sempre più spesso delegittimati proprio dai genitori degli alunni.

Il numeroso pubblico che ha affollato letteralmente la sala ha dimostrato una profonda attenzione su quanto oggetto di dibattito, dimostrando come queste tematiche tocchino dei nervi sensibili della nostra società, in quanto una giusta e corretta educazione dei propri figli è il presupposto per la crescita di un individuo sano, equilibrato e ben inserito nella comunità. A portare il saluto dell’amministrazione comunale e della cittadinanza il primo cittadino Francesco Spina e il vicesindaco Vittorio Fata.