Il rispetto per le Istituzioni tutte e per i loro rappresentanti, insieme alla volontà di non disperdere energie da attività ben più complessa, mi avevano finora indotto a declinare ogni facile replica che, inevitabilmente, avrebbe svelato la profonda ignoranza delle leggi, persino da parte di chi occupa da decenni gli scranni del Parlamento della Repubblica Italiana. Così è stato anche per le affermazioni riferite dal Sen. Francesco Amoruso circa la Gestione Commissariale della Casa della Divina Provvidenza: tutte penosamente false e clamorosamente destituite di fondamento giuridico”. Non usa mezzi toni il commissario straordinario della Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza Bartolo Cozzoli nei confronti del senatore Amoruso, il quale, nella giornata di giovedì 21 aprile, aveva sostenuto che «una delle ditte assegnatarie, senza gara pubblica, dei servizi prima gestiti dalla società Ambrosia Technologies in favore della Casa Divina provvidenza è l’azienda capofila di una serie di cooperative coinvolte in Mafia Capitale. Il medesimo consorzio, inoltre, è stato recentemente sanzionato dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato con l’accusa di avere, insieme ad altri, alterato gli esiti di una gara pubblica bandita da Consip».

«Chiedo al governo – aveva aggiunto il senatore di Ala – che finalmente vi sia chiarezza e trasparenza nella gestione commissariale della Casa Divina Provvidenza. Trattandosi di fondi pubblici ritengo sia quantomeno doveroso un approfondimento in merito».

Nella nota il commissario avvocato Cozzoli, in risposta al parlamentare biscegliese, tiene a specificare che “Gli appaltatori di recente individuati dall’Amministrazione Straordinaria, a differenza che nel passato, sono stati selezionati attraverso la valutazione di offerte comparative e hanno fornito il DURC, il certificato antimafia ed il certificato di vigenza (e nel caso specifico persino l’iscrizione alla White List rilasciata dalla Prefettura di Bologna nel marzo 2016). Inoltre, del procedimento di selezione è già stato fornito costante e puntuale aggiornamento agli organismi di controllo della Procedura di Amministrazione Straordinaria ed alla Prefettura”.

E sul suo operato aggiunge: “Questa gestione commissariale, dopo aver istituito l’albo fornitori, ha introdotto la procedura comparativa tra più offerte (che pervengono rigorosamente in busta chiusa) per l’affidamento di servizi e l’approvvigionamento di beni; detta pratica ha determinato notevoli economie per la Casa della Divina Provvidenza e maggiore turn over di imprese presenti all’interno della stessa. Tutto ciò, sovvertendo l’insana abitudine in uso prima dell’ammissione dell’Opera di Don Uva alla procedura di Amministrazione Straordinaria, allorquando i diversi fornitori – continua piccato Cozzoli – venivano prescelti senza comparazione alcuna e con criteri che si ispiravano più a logiche di favore che ai principi di buona e corretta gestione aziendale (senza entrare nel merito della durata e del corrispettivo economico)”.

Non risulta allo scrivente – sottolinea il commissario straordinario Cdp – che alcun parlamentare locale, illo tempore, abbia mosso il benché minimo dubbio sulla trasparenza dei criteri adottati per la selezione dei fornitori. Nello specifico, poi, la doverosa revoca dell’appalto alla Ambrosia Technologies e l’aggiudicazione a nuovi fornitori hanno consentito un considerevole risparmio di spesa, il mantenimento dei livelli occupazionali e la riduzione dell’abnorme durata dell’appalto (che passa da 30 anni -prorogabili tacitamente per ulteriori 12- ad un solo anno, limite temporale che consentirà agli eventuali acquirenti dell’Opera di Don Uva di poter liberamente selezionare un nuovo contraente)”.

L’avvocato Cozzoli fa anche riferimento all’incresciosa aggressione ai sui danni: “Spiace dover constatare che la suddetta revoca d’appalto mi abbia non solo procurato un’aggressione fisica da parte di malavitosi, ma anche aggressioni verbali da parte di chi era aduso a frequentare -essendone “ricevuto in pompa magna” (come risulta da un’intercettazione telefonica agli atti del procedimento penale per bancarotta pendente dinanzi alla Procura della Repubblica di Trani)- le precedenti amministrazioni aziendali che lo hanno sempre gratificato (così come hanno gratificato parenti beneficiari di appalti milionari)”.

La chiosa all’indirizzo del senatore Amoruso è netta e amara: Purtroppo l’immunità parlamentare di cui il Senatore gode non mi consente di attivare le vie di Giustizia a tutela della verità e dell’onorabilità delle Istituzioni che in questo momento rappresento, a meno che lo stesso Senatore Amoruso non voglia rinunciare alle sue guarentigie. In tal caso, non avrò esitazione alcuna a sottoporre alla verifica della Magistratura il suo operato, così come costantemente già faccio e continuerò a fare per il mio”.